Dan: le tue visioni non si verificano quindi in uno stato alterato di coscienza, né sono sogni. Ho visto una bellissima immagine di te in cui dalla tua testa escono fiamme di luce mentre sei intenta nella visione e scrivi. Cosa è per te quella luce che hai disegnato?
Ildegarda: La luminosità che vedo non è racchiusa in un luogo, ma risplende più della nube che sta davanti al sole; non so distinguere in essa altezza, lunghezza e larghezza; ed essa per me ha nome ‘Ombra del Vivo Splendore’. E come il sole, la luna e le stelle appaiono riflessi nell’acqua, così le scritture, i discorsi, le virtù e le opere degli uomini risplendono per me in essa.
Tutto quello che vedo e apprendo nelle visioni lo conservo nella memoria per lungo tempo, cosicché ricordo quello che un tempo vidi; e vedo, ascolto e apprendo nello stesso istante, e quasi istantaneamente comprendo ciò che ho appreso; ma quello che non vedo non lo conosco, perché sono ignorante ed ho imparato a malapena a leggere. Le cose che scrivo delle visioni sono ciò che ho visto e udito; e non aggiungo altre parole oltre a quelle che sento e che riferisco in un latino imperfetto, come le ho udite nella visione; poiché nelle mie visioni non mi si insegna a scrivere come scrivono i filosofi: le parole udite nella visione non sono come quelle che risuonano sulla bocca degli esseri umani, ma come fiamma che abbaglia o come una nube che vaga nella sfera dell’aria più pura.
Di questa luminosità non posso conoscere la forma, non più di quanto si possa guardare direttamente la sfera del sole. Talvolta – ma non accade di frequente – vedo all’interno di questa luminosità un’altra luce, che chiamo ‘Luce Vivente’. Non so dire quando e come io la veda; ma, allorché la vedo, si allontanano da me tristezza e dolori, e mi comporto allora con la semplicità di una fanciulla, e non come una donna ormai vecchia1.
Dan: Magistra Ildegarda, dobbiamo esultare noi donne, perché le tue parole sono giunte a noi, visto che noti uomini autorevoli della tua Chiesa ti hanno autorizzato, nonostante l’iniziale diniego del tuo abate, a scrivere ciò che vedevi nelle tue visioni. Le tue parole sono cariche di significati nuovi e profondi, il tuo sguardo benevolo e amorevole nei confronti delle tue figlie ci mostra la chiarezza perfetta di quello che tu chiami la Sapienza Divina che trasmette amore e ha disegnato il creato. Ho notato che le tue visioni spesso rappresentano donne: una delle prime è Sophia ma forse mi confondo, vedo ciò che io voglio vedere. Tu volevi intendere il principio di tutte le cose? Sai, anche per noi donne del nostro tempo questa figura, antica dea, rappresenta il sacro femminino della saggezza che viene dal cuore. È una immagine femminile?
Ildegarda: Rammento … così l’ho descritta. È la prima visione: “E vidi come nel centro del cielo australe, una bella e mirabile immagine quasi in forma di creatura umana, il cui volto era di tanta bellezza e chiarore, che avrei potuto fissare la luce del sole più facilmente di essa; un largo cerchio del colore dell’oro ne circondava la testa. Nello stesso cerchio sopra la testa apparve un altro volto, come di un vecchio (…). L’immagine era rivestita di una tunica sfolgorante come il sole e nelle mani teneva un agnello splendente come la luce del giorno.
Questa immagine diceva: “Io sono la suprema infuocata energia che ha acceso tutte le scintille viventi e non ho emesso con il mio soffio nulla che sia mortale, ma distinguo queste cose giudicandole come sono; disponendomi intorno al circolo e volando attorno ad esso con le mie ali superiori, cioè con la Sapienza”.
Questa energia dice: “Io l’ho ordinato rettamente. Il mondo che vedo è un cosmo vivente, un uovo, simbolo e sintesi vitale della nascita. È opera meravigliosa del soffio vitale dello Spirito creatore e tutti gli esseri, ai vari livelli, come in una armonia celeste e musicale, producono le trasformazioni della vita stessa, in modo inarrestabile”.2
Dan: L’uovo è una antica rappresentazione simbolica fin dal Neolitico, attinente alla rigenerazione modellata nella continua ri-creazione del mondo. E l’armonia celeste, di cui tu parli, mi fa pensare ad un mito di creazione cosmologica di paesi lontani rispetto ai nostri: il mito di Mago. 3 Ma ti dico brevemente di un altro mito d’Oriente: “All’origine questo mondo altro non era che Non-essere. Poi esistette, si sviluppò. Divenne un uovo. Attese per un anno. Si aprì. Metà del guscio divenne d’argento, l’altra metà divenne oro. Ciò che era d’argento è questa terra. Ciò che era d’oro è il cielo. La membrana esterna diventò le montagne. La membrana interna formò le nuvole e la nebbia. Le vene sono i fiumi. Il liquido è l’oceano”.4
Vedi, quello che dici mi risuona dentro e mi fa vedere tante altre connessioni possibili tra le molte verità. Continua saggia sorella, Magistra. Dimmi delle meraviglie del Cosmo così come è stato creato, secondo il tuo pensiero luminoso e le tue visioni originali. Potenti quadri poetici che esprimono l’apertura di nuove strade di un sapere incommensurabile per il tuo tempo, ma anche per il nostro.
Ildegarda: “In mezzo al petto della figura che avevo contemplato in seno agli spazi aerei del mezzogiorno, ecco che apparve una ruota di aspetto meraviglioso. Essa conteneva dei segni che l’avvicinavano a quella visione a forma di uovo che avevo avuto or sono ventotto anni, e che avevo descritto nel mio libro Scivias. Sotto la curva del guscio e nella parte superiore appariva un cerchio di fuoco chiaro che dominava un altro di fuoco scuro. Questi due cerchi erano uniti come se ne formassero uno solo. Sotto il nero ne appariva uno che sembrava puro etere, spesso quanto i due primi insieme. Veniva poi un cerchio che era come aria carica di umidità, spesso come quello di fuoco luminoso. Sotto quel cerchio di aria umida ne appariva uno di aria bianca, densa, la cui durezza ricordava quella di un tendine umano, ed era dello stesso spessore di quello di fuoco nero. Quei due cerchi erano ugualmente legati tra loro come se non ne formassero che uno. Infine, sotto quell’aria bianca e ferma si mostrava un secondo strato aereo, tenue, esso, che sembrava stendersi su tutto il cerchio, come sollevando nuvole, a volte chiare, a volte basse e scure. Quei sei cerchi erano legati tra loro senza spazio mediano. Il cerchio superiore inondava con la sua luce le altre sfere, mentre quello dell’aria acquosa impregnava tutti gli altri con la sua umidità.
La figura umana occupava il centro di quella ruota gigantesca. Il cranio era in alto e i piedi toccavano la sfera dell’aria densa, bianca e luminosa. Le dita delle due mani, la destra e la sinistra, erano tese in forma di croce in direzione della circonferenza, e così il braccio.
Al di sopra del capo della suddetta figura si fronteggiano i sette pianeti: tre nel cerchio del fuoco di luce, uno nella sfera del fuoco nero, tre nel cerchio di puro etere. Tutti i pianeti irraggiavano in direzione delle teste di animali e della figura dell’uomo (…)5. Il cerchio di fuoco luminoso inglobava sedici stelle principali, quattro tra le teste del leopardo e del leone, quattro tra quelle del lupo e del leone, quattro tra quelle del lupo e dell’orso, quattro tra quelle dell’orso e del leopardo.6
Otto di esse occupavano una posizione intermedia e si assistevano l’un l’altra: erano situate tre le teste e si inviavano l’un l’altra i loro raggi che colpivano lo strato di aria sottile. Le altre otto al lato delle altre teste di animali, colpivano con i loro raggi le nubi che estendevano davanti a loro. Nella parte destra dell’immagine due lingue, distinte l’una dall’altra, formavano come due ruscelli che si rovesciavano sulla ruota e sulla figura umana. Lo stesso accadeva sulla sinistra: come un ribollire di ruscelletti”.
Dan: Cosa rappresentano questi animali?
Ildegarda: Sono i venti. Questi venti “mantengono l’energia dell’universo intero e dell’uomo e danno ricetto alla totalità della creatura. Essi li proteggono dalla distruzione; quanto ai venti annessi, soffiano costantemente, benché dolcemente, come zefiri. Le energie terribilmente possenti dei venti principali non sono sollecitate. (…) Il vento del sud porta la canicola e provoca le grandi inondazioni, il vento del nord porta il lampo e il tuono, la grandine e il freddo”.
Dan: Così questo soffio a volte ci conforta, a volte ci frustra. L’universo si muove, ci sono forze che si oppongono, altre interagiscono, altre ancora si equilibrano, così come l’energia ignea viene temperata dal cerchio umido … Molto potente questa immagine. Sono le forze vitali del mondo, della nostra Terra …
Ildegarda: Questo spettacolo vale anche per te, “comprendi che questi fenomeni concernono ugualmente l’interno dell’anima”. (…) “L’anima è il principio vitale (viriditas) della carne, perché il corpo umano ad opera sua cresce e progredisce, come la terra dà frutti ad opera dell’umidità; l’anima è anche l’umidità del corpo, perché lo mantiene umido affinché non si inaridisca, come la pioggia imbeve la terra. Se l’umidità della pioggia discende in maniera tranquilla e ordinata, e non è eccessiva, fa germinare la terra; se invece scende in maniera disordinata la soffoca e ne distrugge i germi. Dall’anima procedono le forze che vivificano il corpo umano, come l’umidità viene dall’acqua, ed è per questo che l’anima prova piacere quando coopera col corpo … ed è essa che fa germinare le membra dell’uomo come l’umidità fa germinare la terra, perché è diffusa in tutto il corpo, come l’umidità in tutta la terra. E come la terra produce frutti utili e inutili, così l’uomo ha in sé il desiderio del cielo e il gusto del peccato”.7
Dan: E dunque noi donne e uomini, abbiamo una grande responsabilità per le scelte che operiamo ogni volta, nella nostra vita. Il principio vitale che tu chiami viriditas è in ogni essere senziente, nelle piante, nei sassi, negli animali che popolano questo mondo, ma anche nelle stelle, negli elementi fondamentali del divenire, sta nel fuoco, nell’acqua, nell’aria e nella terra! Tutto appare regolato e organizzato nelle tue visioni, tutto è carico di bellezza e amore che sfocia in questa musica armonica che, sempre, mentre hai le visioni, ascolti, le note dell’universo! E sta nei colori del bianco, del nero e del rosso: colori primari. Nel giallo, nel grigio, nell’azzurro, nell’oro, nell’argento e nel verde delle miniature che artisticamente hanno riprodotto le tue visioni.
Ildegarda: Sophia, la sapienza femminile di Dio, dice: “Io, infiammata vita del divino essere originario, scintillo sulla bellezza dei terreni dei campi, brillo nelle acque, ardo nel sole, nella luna, nelle stelle”. Il Vivo Splendore, la Luce Vivente crea a sua immagine … ed è bellezza, melodia, amore, forza vitale. La Viriditas anima il cosmo e la natura in ogni sua forma, espressione di fecondità e bene sia nella piccola infinitesima particella, sia nel cosmo. L’infinita armonia è a misura delle cose e degli esseri. Io ho composto il mondo per mezzo degli elementi, l’ho stabilizzato per mezzo dei venti, l’ho illuminato cingendolo di stelle, l’ho riempito con tutte le altre creature “e vi ha messo l’uomo, circondato e difeso ovunque dalla grande forza di tutte quante, affinché gli fossero di aiuto in ogni cosa e avessero parte nel suo operare, perché l’uomo senza le creature non può vivere né sussistere, come ti è manifesto in questa visione.”8
Bibliografia di riferimento:
Marstrand-Jorgensen Anne Lise, La guaritrice – Storia vera di ildegarda di Bigen, Sonzogno, Venezia – febbraio 2011
Marstrand-Jorgensen Anne Lise, La sognatrice – Storia vera di ildegarda di Bigen, Sonzogno, Venezia – maggio 2012
A cura di Marta Cristiani e Michela Pereira, traduzione di Michela Pereira – Ildegarda di Bigen, “il libro delle opere divine”, Mondadori, I meridiani, aprile 2014
Dumoulin Pierre, Ildegarda di Bigen – profeta e dottore per il terzo millennio, San Paolo, Torino 2013
Pernoud Régine, Storia e visioni di Sant’Ildegarda – L’enigmatica vita di un’umile monaca del Medioevo che divenne confidente di papi e imperatori, Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1996
A cura di Luisa Ghiringhelli, Ildegarda di Bigen – Come per lucido specchio – Libro dei meriti della vita, Mimesis, Milano, 1998
Terranova Annalisa, Ildegarda di Bingen: Mistica, visionaria, filosofa – Il cerchio, ottobre 2011
Allione Tsultrim, Donne di saggezza – una via femminile alla illuminazione, Ubaldini editore, Roma 1985
Vision – film di Margarethe von Trotta. Con Barbara Sukowa, Heino Ferch, Hannah Herzsprung, Gerald Alexander Held, Lena Stolze, Titolo originale Vision – Aus dem Leben der Hildegard von Bingen. Drammatico, durata 110 min. – Germania, Francia 2009.«continuaSunnyi Melles, Paula Kalenberg, Mareile Blendl, Vera Lippisch, Annemarie Düringer, Devid Striesow, Tristan Seith, Nicole Unger, Annika, Katinka Auberger, Matthias Brenner, Christoph Luser
http://comune-info.net/2015/12/ildegarda-la-sibilla-del-reno/
Articolo completo:
di Daniela Degan
“Io dunque, povera creatura priva di forze, per quanto indebolita dalle molte malattie, mi sono infine accinta a scrivere con mano tremante”
Ildegarda – Il libro delle opere divine
Ildegarda è nel suo giardino delle erbe, l’orto dei semplici, illuminato da una luce che mostra il respiro dell’aria. Nel silenzio del suo tempo, nello spazio del monastero, nella bellezza della Natura, si muove con passo leggero. È una donna completa. Il suo cuore, l’anima, il suo corpo non sono separati. In questo luogo, che esclude la mondanità chiassosa, lei può portare avanti le sue ricerche ispirate e originali. È una donna autorevole del Medioevo. I suoi contemporanei la chiamano Sibilla del Reno. Quasi una regina che incanta il mondo.
Se la sua figura è intatta ancora oggi è perché, secondo quanto ho potuto percepire di lei, ha saputo muoversi con sapienza umile, eleganza semplice, lungimiranza e attenzione nel mondo dell’epoca. Un mondo di uomini e di grandi lotte.
Ildegarda aspetta, è paziente, non è mai spregiudicata, tuttavia è una donna potente nel fare, nell’agire, nel formulare richieste, è una donna resistente e resiliente. Ha imparato a lottare nei tempi e modi giusti, conoscendo bene il potere maschile del tempo, proteggendo le sue idee e il suo convento con una grande forza che le viene da dentro. Lei è radicata nella sua luminosa spiritualità.
È giunto per me il tempo di incontrarla; in punta di piedi, con molta umiltà, mi ritrovo nello stesso giardino dietro le mura del convento a Rupertsberg (la montagna di san Ruperto). Tutto fiorisce e la Natura si risveglia come una giovane donna, come sempre, come il ciclo a spirale della Vita.
Le sue visioni avvengono ad occhi aperti. Io sono una sognatrice, mi sento confusa, come possono incontrarsi queste due realtà? … c’è sempre una soglia, tuttavia. La oltrepasso e sono lì nel suo giardino.
Dan: Buon giorno di sole, Magistra, Sibilla del Reno, Madre …. che la pace e l’amore siano con te!
Ildegarda, parlando tra sé, come in preghiera: Utautem quod solis … Il segno del Sole, come emanando da sé alcuni raggi, con uno raggiunge il segno della testa di leopardo … la testa del leone … del lupo, ma non la testa dell’orso …. Che l’armonia e lo Spirito Santo siano con te sorella! … Ma da dove vieni? Non ti ho sentita arrivare … forse ero assorta? Riflettevo sulle parole usate per descrivere la seconda visione del Libro delle opere divine …
Dan: Sono una donna, una sorella, una libera ricercatrice della storia femminile, che ha attraversato la soglia che collega il mio mondo al tuo mondo, per parlare con te. Tu sei splendente anche nel mio mondo. Nel 2012 dopo l’era comune, sei stata finalmente nominata Dottore della chiesa, ma per una parte di noi donne sei un punto di riferimento, studiata e onorata per le tue molteplici doti eccezionali, da alcune sei venerata come una santa ancora adesso, sei ri-conosciuta profetessa, medichessa, naturalista e molto altro, scrittrice, musicista, cosmologa, artista, drammaturga, guaritrice, linguista, filosofa, poetessa, consigliera politica e compositrice … c’è da perdersi! Ma le tue parole scritte e brillanti come stelle emanano realtà di amore e ci guidano nel nostro compito sia individuale, sia collettivo di guardiane della Terra e di tutti gli elementi sacri della vita, in quanto noi stesse datrici di vita. Come scrivi nello Scivias: “è perché Dio fu generato da una donna che la donna è la creatura benedetta tra tutte”. Desidero farti molte domande …. Ma non so da dove cominciare. Tutto ciò che ho letto di te e su di te mi si affastella nella testa, mi confonde … ma spero che presto il mio cuore possa farsi strada e trovare parole leali che si fanno ascoltare …. Ho aspettato molto, non sono sicura di questo compito: cerco il ponte arcobaleno che mi fa giungere a te …. Vestita di quello spirito leggero che risiede nell’anima e che intona la tua musica!
Ildegarda: “Alla donna non è dato di occupare il mondo con le parole”: questo mi ha detto l’Abate Cunone di Disibodenberg, quando lo misi a conoscenza del fatto che insieme a Volmar, mio maestro spirituale, amico e segretario e alla mia amata consorella Riccarda di Stade, stavo scrivendo lo Scivias. Le visioni sono mie compagne fin da piccolissima, quando ancora vivevo nella casa della mia famiglia nell’ Assia Renana. Nel mio quinto anno di vita vidi una luce così grande che la mia anima ne fu scossa, però, per la mia tenera età, non potei parlarne, lo raccontai a Jutta e a Volmar successivamente, quando all’età di otto anni venni condotta da mia madre presso il convento: ero la decima figlia e come consuetudine di quel tempo, venivo offerta alla vita spirituale.
Le mie visioni coincidono spesso con momenti di grande sofferenza fisica e psichica, non vado in trance e non sono momenti di estasi. Non perdo il controllo e mantengo sempre il contatto con la realtà, sono consapevole, nonostante la sofferenza. Vedo in modo diretto, tuttavia profondo, intuisco e colgo nessi e relazioni. Intuisco il vero? Forse immagino possibilità e come altre sibille, che ti sono note, posso, nella sequenza, annunciare eventi. Fin dall’infanzia, quando ancora i miei nervi, le ossa e le vene non avevano raggiunto la pienezza della forza, e sino al tempo presente, ho sempre avuto nell’anima queste visioni, ed oggi ho più di settantadue anni; in queste visioni la mia anima, secondo il volere di Dio, ascende fino agli estremi del firmamento e segue le correnti dei diversi venti, e raggiunge genti diverse, anche lontane e sconosciute. E poiché nell’anima vedo tutte le cose in questo modo, nella mia visione soffro la mutevolezza delle nubi e degli altri elementi del creato. Queste cose non le percepisco con le orecchie esteriori, né le penso segretamente fra di me, né le apprendo mediante l’uso congiunto dei cinque sensi; posso dire soltanto che le vedo nell’anima, e che i miei occhi esteriori sono aperti, cosicché mai in esse ho subito il mancamento dell’estasi; io le vedo di giorno e di notte, ma sempre da sveglia. E sempre sono oppressa dalle infermità, e spesso soffro di così gravi dolori, che mi pare che minaccino di uccidermi; ma fino ad oggi Dio mi ha guarita.
Dan: le tue visioni non si verificano quindi in uno stato alterato di coscienza, né sono sogni. Ho visto una bellissima immagine di te in cui dalla tua testa escono fiamme di luce mentre sei intenta nella visione e scrivi. Cosa è per te quella luce che hai disegnato?
Ildegarda: La luminosità che vedo non è racchiusa in un luogo, ma risplende più della nube che sta davanti al sole; non so distinguere in essa altezza, lunghezza e larghezza; ed essa per me ha nome ‘Ombra del Vivo Splendore’. E come il sole, la luna e le stelle appaiono riflessi nell’acqua, così le scritture, i discorsi, le virtù e le opere degli uomini risplendono per me in essa.
Tutto quello che vedo e apprendo nelle visioni lo conservo nella memoria per lungo tempo, cosicché ricordo quello che un tempo vidi; e vedo, ascolto e apprendo nello stesso istante, e quasi istantaneamente comprendo ciò che ho appreso; ma quello che non vedo non lo conosco, perché sono ignorante ed ho imparato a malapena a leggere. Le cose che scrivo delle visioni sono ciò che ho visto e udito; e non aggiungo altre parole oltre a quelle che sento e che riferisco in un latino imperfetto, come le ho udite nella visione; poiché nelle mie visioni non mi si insegna a scrivere come scrivono i filosofi: le parole udite nella visione non sono come quelle che risuonano sulla bocca degli esseri umani, ma come fiamma che abbaglia o come una nube che vaga nella sfera dell’aria più pura.
Di questa luminosità non posso conoscere la forma, non più di quanto si possa guardare direttamente la sfera del sole. Talvolta – ma non accade di frequente – vedo all’interno di questa luminosità un’altra luce, che chiamo ‘Luce Vivente’. Non so dire quando e come io la veda; ma, allorché la vedo, si allontanano da me tristezza e dolori, e mi comporto allora con la semplicità di una fanciulla, e non come una donna ormai vecchia1.
Dan: Magistra Ildegarda, dobbiamo esultare noi donne, perché le tue parole sono giunte a noi, visto che noti uomini autorevoli della tua Chiesa ti hanno autorizzato, nonostante l’iniziale diniego del tuo abate, a scrivere ciò che vedevi nelle tue visioni. Le tue parole sono cariche di significati nuovi e profondi, il tuo sguardo benevolo e amorevole nei confronti delle tue figlie ci mostra la chiarezza perfetta di quello che tu chiami la Sapienza Divina che trasmette amore e ha disegnato il creato. Ho notato che le tue visioni spesso rappresentano donne: una delle prime è Sophia ma forse mi confondo, vedo ciò che io voglio vedere. Tu volevi intendere il principio di tutte le cose? Sai, anche per noi donne del nostro tempo questa figura, antica dea, rappresenta il sacro femminino della saggezza che viene dal cuore. È una immagine femminile?
Ildegarda: Rammento … così l’ho descritta. È la prima visione: “E vidi come nel centro del cielo australe, una bella e mirabile immagine quasi in forma di creatura umana, il cui volto era di tanta bellezza e chiarore, che avrei potuto fissare la luce del sole più facilmente di essa; un largo cerchio del colore dell’oro ne circondava la testa. Nello stesso cerchio sopra la testa apparve un altro volto, come di un vecchio (…). L’immagine era rivestita di una tunica sfolgorante come il sole e nelle mani teneva un agnello splendente come la luce del giorno.
Questa immagine diceva: “Io sono la suprema infuocata energia che ha acceso tutte le scintille viventi e non ho emesso con il mio soffio nulla che sia mortale, ma distinguo queste cose giudicandole come sono; disponendomi intorno al circolo e volando attorno ad esso con le mie ali superiori, cioè con la Sapienza”.
Questa energia dice: “Io l’ho ordinato rettamente. Il mondo che vedo è un cosmo vivente, un uovo, simbolo e sintesi vitale della nascita. È opera meravigliosa del soffio vitale dello Spirito creatore e tutti gli esseri, ai vari livelli, come in una armonia celeste e musicale, producono le trasformazioni della vita stessa, in modo inarrestabile”.2
Dan: L’uovo è una antica rappresentazione simbolica fin dal Neolitico, attinente alla rigenerazione modellata nella continua ri-creazione del mondo. E l’armonia celeste, di cui tu parli, mi fa pensare ad un mito di creazione cosmologica di paesi lontani rispetto ai nostri: il mito di Mago. 3 Ma ti dico brevemente di un altro mito d’Oriente: “All’origine questo mondo altro non era che Non-essere. Poi esistette, si sviluppò. Divenne un uovo. Attese per un anno. Si aprì. Metà del guscio divenne d’argento, l’altra metà divenne oro. Ciò che era d’argento è questa terra. Ciò che era d’oro è il cielo. La membrana esterna diventò le montagne. La membrana interna formò le nuvole e la nebbia. Le vene sono i fiumi. Il liquido è l’oceano”.4
Vedi, quello che dici mi risuona dentro e mi fa vedere tante altre connessioni possibili tra le molte verità. Continua saggia sorella, Magistra. Dimmi delle meraviglie del Cosmo così come è stato creato, secondo il tuo pensiero luminoso e le tue visioni originali. Potenti quadri poetici che esprimono l’apertura di nuove strade di un sapere incommensurabile per il tuo tempo, ma anche per il nostro.
Ildegarda: “In mezzo al petto della figura che avevo contemplato in seno agli spazi aerei del mezzogiorno, ecco che apparve una ruota di aspetto meraviglioso. Essa conteneva dei segni che l’avvicinavano a quella visione a forma di uovo che avevo avuto or sono ventotto anni, e che avevo descritto nel mio libro Scivias. Sotto la curva del guscio e nella parte superiore appariva un cerchio di fuoco chiaro che dominava un altro di fuoco scuro. Questi due cerchi erano uniti come se ne formassero uno solo. Sotto il nero ne appariva uno che sembrava puro etere, spesso quanto i due primi insieme. Veniva poi un cerchio che era come aria carica di umidità, spesso come quello di fuoco luminoso. Sotto quel cerchio di aria umida ne appariva uno di aria bianca, densa, la cui durezza ricordava quella di un tendine umano, ed era dello stesso spessore di quello di fuoco nero. Quei due cerchi erano ugualmente legati tra loro come se non ne formassero che uno. Infine, sotto quell’aria bianca e ferma si mostrava un secondo strato aereo, tenue, esso, che sembrava stendersi su tutto il cerchio, come sollevando nuvole, a volte chiare, a volte basse e scure. Quei sei cerchi erano legati tra loro senza spazio mediano. Il cerchio superiore inondava con la sua luce le altre sfere, mentre quello dell’aria acquosa impregnava tutti gli altri con la sua umidità.
La figura umana occupava il centro di quella ruota gigantesca. Il cranio era in alto e i piedi toccavano la sfera dell’aria densa, bianca e luminosa. Le dita delle due mani, la destra e la sinistra, erano tese in forma di croce in direzione della circonferenza, e così il braccio.
Al di sopra del capo della suddetta figura si fronteggiano i sette pianeti: tre nel cerchio del fuoco di luce, uno nella sfera del fuoco nero, tre nel cerchio di puro etere. Tutti i pianeti irraggiavano in direzione delle teste di animali e della figura dell’uomo (…)5. Il cerchio di fuoco luminoso inglobava sedici stelle principali, quattro tra le teste del leopardo e del leone, quattro tra quelle del lupo e del leone, quattro tra quelle del lupo e dell’orso, quattro tra quelle dell’orso e del leopardo.6
Otto di esse occupavano una posizione intermedia e si assistevano l’un l’altra: erano situate tre le teste e si inviavano l’un l’altra i loro raggi che colpivano lo strato di aria sottile. Le altre otto al lato delle altre teste di animali, colpivano con i loro raggi le nubi che estendevano davanti a loro. Nella parte destra dell’immagine due lingue, distinte l’una dall’altra, formavano come due ruscelli che si rovesciavano sulla ruota e sulla figura umana. Lo stesso accadeva sulla sinistra: come un ribollire di ruscelletti”.
Dan: Cosa rappresentano questi animali?
Ildegarda: Sono i venti. Questi venti “mantengono l’energia dell’universo intero e dell’uomo e danno ricetto alla totalità della creatura. Essi li proteggono dalla distruzione; quanto ai venti annessi, soffiano costantemente, benché dolcemente, come zefiri. Le energie terribilmente possenti dei venti principali non sono sollecitate. (…) Il vento del sud porta la canicola e provoca le grandi inondazioni, il vento del nord porta il lampo e il tuono, la grandine e il freddo”.
Dan: Così questo soffio a volte ci conforta, a volte ci frustra. L’universo si muove, ci sono forze che si oppongono, altre interagiscono, altre ancora si equilibrano, così come l’energia ignea viene temperata dal cerchio umido … Molto potente questa immagine. Sono le forze vitali del mondo, della nostra Terra …
Ildegarda: Questo spettacolo vale anche per te, “comprendi che questi fenomeni concernono ugualmente l’interno dell’anima”. (…) “L’anima è il principio vitale (viriditas) della carne, perché il corpo umano ad opera sua cresce e progredisce, come la terra dà frutti ad opera dell’umidità; l’anima è anche l’umidità del corpo, perché lo mantiene umido affinché non si inaridisca, come la pioggia imbeve la terra. Se l’umidità della pioggia discende in maniera tranquilla e ordinata, e non è eccessiva, fa germinare la terra; se invece scende in maniera disordinata la soffoca e ne distrugge i germi. Dall’anima procedono le forze che vivificano il corpo umano, come l’umidità viene dall’acqua, ed è per questo che l’anima prova piacere quando coopera col corpo … ed è essa che fa germinare le membra dell’uomo come l’umidità fa germinare la terra, perché è diffusa in tutto il corpo, come l’umidità in tutta la terra. E come la terra produce frutti utili e inutili, così l’uomo ha in sé il desiderio del cielo e il gusto del peccato”.7
Dan: E dunque noi donne e uomini, abbiamo una grande responsabilità per le scelte che operiamo ogni volta, nella nostra vita. Il principio vitale che tu chiami viriditas è in ogni essere senziente, nelle piante, nei sassi, negli animali che popolano questo mondo, ma anche nelle stelle, negli elementi fondamentali del divenire, sta nel fuoco, nell’acqua, nell’aria e nella terra! Tutto appare regolato e organizzato nelle tue visioni, tutto è carico di bellezza e amore che sfocia in questa musica armonica che, sempre, mentre hai le visioni, ascolti, le note dell’universo! E sta nei colori del bianco, del nero e del rosso: colori primari. Nel giallo, nel grigio, nell’azzurro, nell’oro, nell’argento e nel verde delle miniature che artisticamente hanno riprodotto le tue visioni.
Ildegarda: Sophia, la sapienza femminile di Dio, dice: “Io, infiammata vita del divino essere originario, scintillo sulla bellezza dei terreni dei campi, brillo nelle acque, ardo nel sole, nella luna, nelle stelle”. Il Vivo Splendore, la Luce Vivente crea a sua immagine … ed è bellezza, melodia, amore, forza vitale. La Viriditas anima il cosmo e la natura in ogni sua forma, espressione di fecondità e bene sia nella piccola infinitesima particella, sia nel cosmo. L’infinita armonia è a misura delle cose e degli esseri. Io ho composto il mondo per mezzo degli elementi, l’ho stabilizzato per mezzo dei venti, l’ho illuminato cingendolo di stelle, l’ho riempito con tutte le altre creature “e vi ha messo l’uomo, circondato e difeso ovunque dalla grande forza di tutte quante, affinché gli fossero di aiuto in ogni cosa e avessero parte nel suo operare, perché l’uomo senza le creature non può vivere né sussistere, come ti è manifesto in questa visione.”8
Dan: Mi sento guardiana della Terra e del vivente …. Grazie!
Dan: c’è un’altra immagine di donna, successiva alla visione della Sapienza: rappresenta la chiesa del tuo periodo quest’altra visione?
Ildegarda: «Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo: ‘Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!’ E proseguì: ‘Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti.
Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità’. E sentii una voce dal cielo che diceva: ‘Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, annuncialo ai sacerdoti che sono destinati alla guida e all’istruzione del popolo di Dio e ai quali, come agli apostoli, è stato detto: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura (Mc. 16,15)”.9
Dan: Fragile e priva di forze …. Così ti definisci. Non mi sembra! Hai rivolto parole di fuoco, sia scritte, sia parlate, ai potenti della terra, penso a Federico Barbarossa, ai prelati, ai vescovi, tutti ti hanno ascoltato. Possiamo imparare molto da te.
Tu dici di essere un vaso di terracotta e Volmar continua sostenendo che “ciò che ci permette di usarlo è il vuoto al suo interno”. Ora quando ho letto questo mi è venuto in mente un concetto che ho appreso da una pratica spirituale, grazie all’insegnamento di due donne di saggezza della nostra epoca, che mi piace definire la nuova era, Tsultrim Allione e Vicki Noble. Sono dell’idea che solo se c’è vuoto è possibile dare spazio all’energia che costruisce, modella e crea. Grazie a questa possibilità è attivato il meccanismo della trasformazione e quindi il passaggio dalla nevrosi alla saggezza. Magistra, tu ne parli nel Libro dei meriti di Vita o meglio io l’ho inteso così attraverso il lavoro spirituale e di meditazione del mandala delle cinque Dakini. Tu parli della lotta tra i vizi e le virtù, ma io lo percepisco come trasformazione. Per esempio la tua Ira è simile alla Rabbia: una passione volgare, la rabbia appunto. La sua trasformazione è la Saggezza e la chiarezza perfetta, adamantina, che richiede la rimozione del veleno dal sangue e dalla linfa vitale. Tu la chiami Pazienza …
Ildegarda: Sì, le parole dell’ira sono chiare: “Io opprimo ed abbatto tutto ciò che mi reca offesa. Perché sopportare un’offesa? Ciò che ciascuno vuole che io non gli faccia, neppure lo faccia a me. Io ferisco di spada e colpisco con il bastone, se qualcuno mi ha recato offesa”. Seguitando risponde la Pazienza parlando dalla nube tempestosa: “Io ho risuonato nell’alto dei cieli e ho raggiunto la terra, e dalla terra ho trasudato come un balsamo. Tu invece sei ingannatrice e bevi sangue. Io sono aria soave di ogni viridità, che produce fiori e frutti di tutte le virtù e li fa crescere stabilmente nei cuori degli uomini: e così tutto ciò che inizio porto a termine, persevero, nessuno opprimo, ma ho tutto in tranquillità. E nessuno mi condanna. Ma se tu erigi una torre, con una sola parola io la distruggo e ne disperdo tutte le macerie. Così tu perirai. Io invece rimarrò in eterno”.
Dan: (…) “Bandisci la rabbia dal mio cuore e poni al suo posto la compassione. Concedimi il dono della saggezza simile a uno specchio. Rimuovi il veleno dal sangue e dalla linfa, e versa i contenuti del tuo prezioso vaso nella sommità della mia testa e giù dentro il mio cuore affinché possa guarire. Costruisci una colonna indistruttibile al centro del mio essere, e poni un sigillo con il tuo Diamante di Verità adamantino. Ristabilisci in me il tuo elemento, rendimi completa”. 10
Si tratta di un lavoro trasformativo di alta valenza spirituale individuale, ma possibile anche in una dimensione collettiva di cerchio. Questo è il lavoro che molte donne dei miei tempi stanno proponendo, dove la grazia, la bellezza, l’empatia con tutte le creature della Terra e dell’Aria fanno muovere questa dimensione di energia e di consapevolezza per l’armonia e l’equilibrio del Cosmo. Si lavora sulla guarigione personale e quindi anche cosmica. È la tua idea del micro e del macro, quel legame che ci lega alla sapienza del ciclo vitale, la tua viriditas … ma forse un solo incontro con te non basta. Abbiamo appena cominciato la nostra conoscenza …. E molti sono ancora gli argomenti da trattare nei quali sei stata protagonista. Penso alle tue capacità di curatrice, erborista, guaritrice. Ho tante domande ancora per te, nobile Badessa, Madre e Magistra. Forse potresti venire con me? Hai fatto tanti viaggi nella tua vita, a volte molto pericolosi … ho un sogno, una idea che da tempo mi gira nella testa. Devo incontrare un’altra guaritrice, Trotula de Ruggiero, vive in Italia, a Salerno. Vuoi venire con me? È un viaggio nel tempo, ma Cronos ci è amico nel tempo del sogno e della scrittura.
Ildegarda: Chi sei tu? Come Mercurio hai forse le ali ai piedi? Verrò con te … ho ancora del tempo?
Dan: Si, hai tempo. Secondo Namkhai Norbu Rinpoche, fondatore della tradizione Dzog Chen, la manifestazione del corpo di luce, o corpo arcobaleno, sarà raggiunta soprattutto dalle donne. Il corpo arcobaleno si manifesta al momento della morte: il corpo materiale sparisce del tutto e dall’essenza degli elementi si manifesta un corpo di luce. Il fondatore di questa disciplina-pratica sostiene che le donne possiedono affinità naturali con l’energia e la visione e che queste pratiche sono direttamente in connessione con le energie e con la visione, piuttosto che connesse alla logica e allo studio intellettuale. “In queste pratiche è fondamentale pertanto avere un rapporto positivo con il principio femminile: diversamente lo sviluppo della pratica sarebbe bloccato”.11
Ora tu dolce Sibilla del Reno, non lo sai, ma al momento della tua morte, e formulo una facile profezia io stessa per te, che avverrà veramente in là nei tuoi anni, questo si verificherà …. Due arcobaleni luminosissimi appariranno nel firmamento e si allargheranno fino a ricoprire tutta la terra, uno da nord a sud, l’altro da est ad ovest. Dal punto più alto dove i due archi si incontreranno, eromperà una luce chiara, grande come la luna che irraggerà scacciando dalla tua cella la tenebra della notte. 12
Bibliografia di riferimento:
Marstrand-Jorgensen Anne Lise, La guaritrice – Storia vera di ildegarda di Bigen, Sonzogno, Venezia – febbraio 2011
Marstrand-Jorgensen Anne Lise, La sognatrice – Storia vera di ildegarda di Bigen, Sonzogno, Venezia – maggio 2012
A cura di Marta Cristiani e Michela Pereira, traduzione di Michela Pereira – Ildegarda di Bigen, “il libro delle opere divine”, Mondadori, I meridiani, aprile 2014
Dumoulin Pierre, Ildegarda di Bigen – profeta e dottore per il terzo millennio, San Paolo, Torino 2013
Pernoud Régine, Storia e visioni di Sant’Ildegarda – L’enigmatica vita di un’umile monaca del Medioevo che divenne confidente di papi e imperatori, Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1996
A cura di Luisa Ghiringhelli, Ildegarda di Bigen – Come per lucido specchio – Libro dei meriti della vita, Mimesis, Milano, 1998
Terranova Annalisa, Ildegarda di Bingen: Mistica, visionaria, filosofa – Il cerchio, ottobre 2011
Allione Tsultrim, Donne di saggezza – una via femminile alla illuminazione, Ubaldini editore, Roma 1985
Vision – film di Margarethe von Trotta. Con Barbara Sukowa, Heino Ferch, Hannah Herzsprung, Gerald Alexander Held, Lena Stolze, Titolo originale Vision – Aus dem Leben der Hildegard von Bingen. Drammatico, durata 110 min. – Germania, Francia 2009.«continuaSunnyi Melles, Paula Kalenberg, Mareile Blendl, Vera Lippisch, Annemarie Düringer, Devid Striesow, Tristan Seith, Nicole Unger, Annika, Katinka Auberger, Matthias Brenner, Christoph Luser
http://comune-info.net/2015/12/ildegarda-la-sibilla-del-reno/