San Cristoforo Cinocefalo, Museo Bizantino e Cristiano di Atene
I giorni estivi, quelli più caldi di agosto, dominati dal segno del Leone, sono detti anche della Canicola perché anticamente, in estate, splendeva nel cielo la costellazione del Cane Maggiore, che contiene, proprio sul muso, Sirio la stella più luminosa del firmamento, spesso indicata essa stessa come Cane.
Il nome Sirio deriva dal greco seiriào, che significa ardente.
La costellazione del Cane Maggiore e la Stella Sirio
Ai tempi degli egizi, levava a ridosso del Solstizio estivo e annunciava, come una sentinella, la piena del Nilo. A causa della progressione degli equinozi, nel primo millennio avanti Cristo, levava con il sole a luglio, dominando così i giorni più caldi d’estate, mentre ai tempi nostri leva a settembre per apparire ad ottobre verso sud est.
Molti sono i miti legati alla costellazione del Cane. Secondo alcuni rappresenta il cane di Orione, raffigurato dalla vicina costellazione; secondo un’altra vulgata, si tratterebbe di Maira, la cagna di Icario. Icario era un giardiniere dell’Attica, al quale Dioniso dopo aver rivelato la coltivazione della vite, diede ordine di partire per diffonderla fra gli uomini. Alcuni contadini, dopo essersi ubriacati, pensando che volesse derubarli, lo uccisero e ne sotterrarono il corpo.
Dionisio, Erigone e Icario
Fu la figlia Erigone, accompaganta dalla cagnetta Maira, a ritrovarlo e dal dolore si impiccò. Strana vicenda quella di Erigone: vergine povera ed errante, ma unica fra le donne legate in qualche modo a Dioniso, ad accedere al Cielo, nella costellazione della Vergine. Il suo ricordo restò vivo nell’immaginario greco ricordata nella cerimonia delle Antesterie, quando le ragazzine ateniesi poco prima di lasciare la fanciullezza e prendere marito, si dondolavano sulle altalene e appendevano bamboline ai rami degli alberi.
Di una Vergine Errante raccontano anche gli egizi: accompagnata dal cane Anubi, Iside vagò a lungo alla ricerca dello sposo – fratello Osiride, associato alla costellazione di Orione.
Il Dio Anubi – Libro dei Morti
Si dice che Iside, dopo la morte di Osiride, si strappò un ricciolo dai capelli; lo stesso fece anche Erigone. Ed infatti, poco distante dal Cane e dalla Vergine c’è un’altra costellazione immaginata come un ricciolo: la Chioma di Berenice. La levata eliaca di Sirio avviene mentre la costellazione della Vergine sorge ad Est. Questo molto verosimilmente è il motivo perché questo particolare momento fu associato ad una dea-vergine.
Priamo, dalle altissime mura della città di Troia, vede sopraggiungere il temibile Achille, rabbioso come un cane nella sua splendente armatura: «raggiante come una stella correva per la pianura;/ come si leva l’astro autunnale, chiari i suoi raggi/ appaiono fra innumerevoli stelle nel cuor della notte:/ esso è chiamato il Cane d’Orione,/ ed è il più lucente, ma dà presagio sinistro/ e molta febbre porta ai mortali infelici».
Nell’Iliade ogni immagine, ogni metafora è studiata e condivisa da chi l’ascolterà. Qui Achille è preso da lyssa, la rabbia dei guerrieri, e tra poco, furente, «come il fuoco», farà a pezzi il suo rivale Ettore, massacrandone il cadavere come un cane idrofobo. Quando, molti secoli dopo, si scoprì il virus che trasmette la rabbia, non fu un caso se lo si chiamò Lyssavirus.
Achille contro Ettore
Achille per Omero è la stella Sirio, della costellazione del Cane d’Orione (Cane Maggiore), il mitico cacciatore ucciso dalla dea Diana e da Giove trasformato in costellazione.
La stella Sirio segnava l’inizio del caldo soffocante, della canicola (da canicula, «piccolo cane»), quando sorgeva e tramontava con il Sole, secondo una tradizione medievale da san Cristoforo a san Bartolomeo, cioè dal 24 luglio al 24 agosto. Forse la sua «forma» canina è legata al fatto che gli antichi abitanti del Mediterraneo conoscevano gli effetti che il periodo aveva sui cani: certo più agili e svegli durante la caccia, ma il loro affannoso ansimare poteva condurli ad un’eccessiva disidratazione e quindi alla malattia e alla rabbia. Plinio scrive: «la rabbia dei cani è dannosissima per l’uomo quando insorge durante il periodo (…) in cui brilla la stella Sirio: nelle persone che sono state così morse si sviluppa una letale idrofobia». In una mentalità intrisa di magiche connessioni il rimedio sarà la radice di una rosa, conosciuta oggi come rosa canina. E allora San Rocco, festeggiato il 16 agosto, è rappresentato accompagnato da un cagnolino con in bocca una rosetta. Sarebbe stato infatti il quadrupede a salvargli la vita portandogli quotidianamente da mangiare quando era ancora debole e solo, appena scampato dalla malattia.
San Rocco e il cane
San Cristoforo, il cinocefalo traghettatore di umani, è ricordato il 25 luglio, la sua storia viene narrata da Jacopo da Varagine in modo molto romanzato: era un gigante di altissima statura che, desideroso di servire il re più potente della terra, si mise al seguito di vari personaggi, compreso il diavolo.
Santi Cristoforo cinocefalo e San Giorgio, Macedonia, VI-VII secolo
Ma un giorno, vedendo costui tremare davanti a una croce, cominciò a cercare Cristo, convertendosi al cristianesimo. Divenne un traghettatore di persone lungo un fiume piuttosto pericoloso ma, visto che era un gigante, gli veniva abbastanza facile. Un bel giorno, gli chiese di essere traghettato un bambino, che però durante il percorso divenne sempre più pesante, come un piombo, tanto che lo stesso Cristoforo credette di annegare. Giunti finalmente a riva, Cristoforo spiegò la sua paura e disse che gli sembrava di aver trasportato tutto il peso del mondo. A questo, il «bambino» spiegò: «Non stupirti, Cristoforo, perché sulle tue spalle non soltanto hai portato tutto il mondo, ma colui che ha creato il mondo».
San Cristoforo cinocefalo, Bitinia (Chiesa di San Giorgio, Cegelkoy, Turchia)
Nella tradizione orientale Cristoforo è un gigante con la testa di cane, proveniente dalla terra cananea o da Cinopoli, la «città dei cani». Il suo martirio fu all’insegna del calore, essendogli stato, tra l’altro, calato sul capo un casco arroventato mentre sedeva su di una sedia, anch’essa rovente.
Un altro cane, con una torcia accesa in bocca, ritorna nell’iconografia di san Domenico di Guzman, festeggiato il 6 agosto. Fondatore dell’ordine dei predicatori, in un gioco di parole detti «Domini canes», i «cani del Signore», ovvero i Domenicani. La sua legenda racconta che la madre, ancora incinta di lui, avesse sognato di portare in grembo un piccolo cane con in bocca una torcia con la quale infiammava l’universo.
Coello Claudio “San Domenico di Guzman” – Olio su tela, 1685, Museo del Prado, Madrid
Due cani all’ingresso della chiesa dominicana di San Lucifero a Cagliari
Dalla furia di Achille al cagnolino scodinzolante di san Rocco, vincitore su di un altro simbolico fuoco, quello della Peste Nera, la canicola nei millenni è stata oggetto di una reinterpretazione in chiave mitico-rituale che ha permesso agli uomini di gestirla, di sopportarla, di non averne paura. Perché a volte può essere davvero pericolosa, soprattutto quando il sole è allo zenith, a mezzogiorno, tempo in cui la natura sembra fermarsi e gli effetti fecondanti dell’astro solare cedono il passo a sensazioni opprimenti, al taedium vitae e ai demoni più terribili: dalle empuse al dio Pan e alle ninfe, che in agguato presso le sorgenti d’acqua accecano chiunque osi guardarli; dalle sirene, già nell’antichità messe in relazione con la stella Sirio, alle arpie o ai vampiri, sempre pronti a disseccare gli incauti che sfidano gli dei e i tabù dei demoni meridiani. Ma anche ai piccoli insetti che mordono e rimordono sotto i lividi cieli assolati del Mediterraneo: chi ha detto che il male debba necessariamente appostarsi nell’ombra? Il caldo abbagliante del mezzogiorno può essere ben più maligno, accecante e allucinatorio.
https://sandrozicari.com/2015/08/24/la-stella-sirio-e-i-santi-cani-di-agosto/
I giorni estivi, quelli più caldi di agosto, dominati dal segno del Leone, sono detti anche della Canicola perché anticamente, in estate, splendeva nel cielo la costellazione del Cane Maggiore, che contiene, proprio sul muso, Sirio la stella più luminosa del firmamento, spesso indicata essa stessa come Cane.
Il nome Sirio deriva dal greco seiriào, che significa ardente.
La costellazione del Cane Maggiore e la Stella Sirio
Ai tempi degli egizi, levava a ridosso del Solstizio estivo e annunciava, come una sentinella, la piena del Nilo. A causa della progressione degli equinozi, nel primo millennio avanti Cristo, levava con il sole a luglio, dominando così i giorni più caldi d’estate, mentre ai tempi nostri leva a settembre per apparire ad ottobre verso sud est.
Molti sono i miti legati alla costellazione del Cane. Secondo alcuni rappresenta il cane di Orione, raffigurato dalla vicina costellazione; secondo un’altra vulgata, si tratterebbe di Maira, la cagna di Icario. Icario era un giardiniere dell’Attica, al quale Dioniso dopo aver rivelato la coltivazione della vite, diede ordine di partire per diffonderla fra gli uomini. Alcuni contadini, dopo essersi ubriacati, pensando che volesse derubarli, lo uccisero e ne sotterrarono il corpo.
Dionisio, Erigone e Icario
Fu la figlia Erigone, accompaganta dalla cagnetta Maira, a ritrovarlo e dal dolore si impiccò. Strana vicenda quella di Erigone: vergine povera ed errante, ma unica fra le donne legate in qualche modo a Dioniso, ad accedere al Cielo, nella costellazione della Vergine. Il suo ricordo restò vivo nell’immaginario greco ricordata nella cerimonia delle Antesterie, quando le ragazzine ateniesi poco prima di lasciare la fanciullezza e prendere marito, si dondolavano sulle altalene e appendevano bamboline ai rami degli alberi.
Di una Vergine Errante raccontano anche gli egizi: accompagnata dal cane Anubi, Iside vagò a lungo alla ricerca dello sposo – fratello Osiride, associato alla costellazione di Orione.
Il Dio Anubi – Libro dei Morti
Si dice che Iside, dopo la morte di Osiride, si strappò un ricciolo dai capelli; lo stesso fece anche Erigone. Ed infatti, poco distante dal Cane e dalla Vergine c’è un’altra costellazione immaginata come un ricciolo: la Chioma di Berenice. La levata eliaca di Sirio avviene mentre la costellazione della Vergine sorge ad Est. Questo molto verosimilmente è il motivo perché questo particolare momento fu associato ad una dea-vergine.
Priamo, dalle altissime mura della città di Troia, vede sopraggiungere il temibile Achille, rabbioso come un cane nella sua splendente armatura: «raggiante come una stella correva per la pianura;/ come si leva l’astro autunnale, chiari i suoi raggi/ appaiono fra innumerevoli stelle nel cuor della notte:/ esso è chiamato il Cane d’Orione,/ ed è il più lucente, ma dà presagio sinistro/ e molta febbre porta ai mortali infelici».
Nell’Iliade ogni immagine, ogni metafora è studiata e condivisa da chi l’ascolterà. Qui Achille è preso da lyssa, la rabbia dei guerrieri, e tra poco, furente, «come il fuoco», farà a pezzi il suo rivale Ettore, massacrandone il cadavere come un cane idrofobo. Quando, molti secoli dopo, si scoprì il virus che trasmette la rabbia, non fu un caso se lo si chiamò Lyssavirus.
Achille contro Ettore
Achille per Omero è la stella Sirio, della costellazione del Cane d’Orione (Cane Maggiore), il mitico cacciatore ucciso dalla dea Diana e da Giove trasformato in costellazione.
La stella Sirio segnava l’inizio del caldo soffocante, della canicola (da canicula, «piccolo cane»), quando sorgeva e tramontava con il Sole, secondo una tradizione medievale da san Cristoforo a san Bartolomeo, cioè dal 24 luglio al 24 agosto. Forse la sua «forma» canina è legata al fatto che gli antichi abitanti del Mediterraneo conoscevano gli effetti che il periodo aveva sui cani: certo più agili e svegli durante la caccia, ma il loro affannoso ansimare poteva condurli ad un’eccessiva disidratazione e quindi alla malattia e alla rabbia. Plinio scrive: «la rabbia dei cani è dannosissima per l’uomo quando insorge durante il periodo (…) in cui brilla la stella Sirio: nelle persone che sono state così morse si sviluppa una letale idrofobia». In una mentalità intrisa di magiche connessioni il rimedio sarà la radice di una rosa, conosciuta oggi come rosa canina. E allora San Rocco, festeggiato il 16 agosto, è rappresentato accompagnato da un cagnolino con in bocca una rosetta. Sarebbe stato infatti il quadrupede a salvargli la vita portandogli quotidianamente da mangiare quando era ancora debole e solo, appena scampato dalla malattia.
San Rocco e il cane
San Cristoforo, il cinocefalo traghettatore di umani, è ricordato il 25 luglio, la sua storia viene narrata da Jacopo da Varagine in modo molto romanzato: era un gigante di altissima statura che, desideroso di servire il re più potente della terra, si mise al seguito di vari personaggi, compreso il diavolo.
Santi Cristoforo cinocefalo e San Giorgio, Macedonia, VI-VII secolo
Ma un giorno, vedendo costui tremare davanti a una croce, cominciò a cercare Cristo, convertendosi al cristianesimo. Divenne un traghettatore di persone lungo un fiume piuttosto pericoloso ma, visto che era un gigante, gli veniva abbastanza facile. Un bel giorno, gli chiese di essere traghettato un bambino, che però durante il percorso divenne sempre più pesante, come un piombo, tanto che lo stesso Cristoforo credette di annegare. Giunti finalmente a riva, Cristoforo spiegò la sua paura e disse che gli sembrava di aver trasportato tutto il peso del mondo. A questo, il «bambino» spiegò: «Non stupirti, Cristoforo, perché sulle tue spalle non soltanto hai portato tutto il mondo, ma colui che ha creato il mondo».
San Cristoforo cinocefalo, Bitinia (Chiesa di San Giorgio, Cegelkoy, Turchia)
Nella tradizione orientale Cristoforo è un gigante con la testa di cane, proveniente dalla terra cananea o da Cinopoli, la «città dei cani». Il suo martirio fu all’insegna del calore, essendogli stato, tra l’altro, calato sul capo un casco arroventato mentre sedeva su di una sedia, anch’essa rovente.
Un altro cane, con una torcia accesa in bocca, ritorna nell’iconografia di san Domenico di Guzman, festeggiato il 6 agosto. Fondatore dell’ordine dei predicatori, in un gioco di parole detti «Domini canes», i «cani del Signore», ovvero i Domenicani. La sua legenda racconta che la madre, ancora incinta di lui, avesse sognato di portare in grembo un piccolo cane con in bocca una torcia con la quale infiammava l’universo.
Coello Claudio “San Domenico di Guzman” – Olio su tela, 1685, Museo del Prado, Madrid
Due cani all’ingresso della chiesa dominicana di San Lucifero a Cagliari
Dalla furia di Achille al cagnolino scodinzolante di san Rocco, vincitore su di un altro simbolico fuoco, quello della Peste Nera, la canicola nei millenni è stata oggetto di una reinterpretazione in chiave mitico-rituale che ha permesso agli uomini di gestirla, di sopportarla, di non averne paura. Perché a volte può essere davvero pericolosa, soprattutto quando il sole è allo zenith, a mezzogiorno, tempo in cui la natura sembra fermarsi e gli effetti fecondanti dell’astro solare cedono il passo a sensazioni opprimenti, al taedium vitae e ai demoni più terribili: dalle empuse al dio Pan e alle ninfe, che in agguato presso le sorgenti d’acqua accecano chiunque osi guardarli; dalle sirene, già nell’antichità messe in relazione con la stella Sirio, alle arpie o ai vampiri, sempre pronti a disseccare gli incauti che sfidano gli dei e i tabù dei demoni meridiani. Ma anche ai piccoli insetti che mordono e rimordono sotto i lividi cieli assolati del Mediterraneo: chi ha detto che il male debba necessariamente appostarsi nell’ombra? Il caldo abbagliante del mezzogiorno può essere ben più maligno, accecante e allucinatorio.
https://sandrozicari.com/2015/08/24/la-stella-sirio-e-i-santi-cani-di-agosto/