Il Dio greco Helios (Zeus) e l'elemento chimico Elio.

esce dal mare
Metopa raffigurante Elio che esce dal mare. Rinvenuta all'angolo Nord-Est del tempio di Atena a Troia da Heinrich Schliemann nel 1872, e risalente al IV secolo a.C., è oggi conservata presso il Pergamonmuseum di Berlino. La raffigurazione di Elio che esce dal mare può riprendere quanto riportato in Ateneo (469c e sgg.) dove viene raccontato il modo in cui Elio, dopo aver attraversato il cielo da oriente verso occidente, torni col suo cocchio al suo punto di origine: entro un'enorme coppa attraversa l'oceano
I versi 820-885 trattano della Tifonomachia, ovvero dell'ultima battaglia condotta da Zeus prima della sua totale supremazia. L'evento è causato dalla nascita di Tifeo (υφωεύς, anche Tifeo), generato da Gea e da Tartaro "a causa dell'aurea" di Afrodite. Questo essere gigantesco, mostruoso, terribile e potente viene sconfitto dal re degli dèi e relegato nel Tartaro insieme ai Titani, da dove spira i venti dannosi per gli uomini. I versi 886-1022 concludono il poema.

«La Teogonia esiodea sembra riflettere la dottrina teogonica dei sacerdoti di Apollo delfico. In origine sarebbe stato il Χάος, il "vuoto primordiale" e poi Γαῖα, la Terra, ed Ἔρως o amore, come attrazione reciproca e principio di unione ed armonia»

(Ilaria Ramelli e Carlo del Grande. Teogonia in Enciclopedia filosofica vol.11. Milano, Bompiani, 2006, pag.11416)

La Teogonia (in greco antico: Θεογονία, Theogonía) è un poema mitologico opera di Esiodo, in cui si raccontano la storia e la genealogia degli dèi greci. Si ritiene che sia stato scritto intorno all'anno 700 a.C. ed è una fonte fondamentale per la mitografia greca.

L'opera è composta da 1022 esametri. Ripercorre gli avvenimenti mitologici dal Caos primordiale venuto ad essere, fino al momento in cui Zeus diviene re degli dèi.

Nell'universo L'elio è il secondo elemento più diffuso dell'universo dopo l'idrogeno, forma più del 25% in massa nelle stelle e gioca un ruolo importante nelle reazioni responsabili della quantità di energia che esse producono. L'abbondanza di elio è troppo grande per essere spiegata dalle sole reazioni all'interno delle stelle, ma è coerente con il modello del Big Bang e si ritiene che la maggior parte dell'elio presente nell'universo si sia formata nei tre minuti successivi al big bang.

nei primi pochi minuti dopo il Big Bang, dal brodo iniziale di protoni e neutroni liberi che è stato inizialmente creati in proporzione 6:1 una volta raffreddati al punto che era possibile formare dei nuclei, quasi tutti i primi nuclei composti formati erano nuclei di Elio

L'elio prende il nome dal dio greco del sole, Helios.

Dopo l'idrogeno, l'elio è il secondo elemento più leggero e il secondo più abbondante nell'universo osservabile,[1] essendo presente in circa il 24% della massa totale elementare, che è più di 12 volte la massa di tutti gli elementi più pesanti insieme. La sua abbondanza è simile a questi dati sia nel Sole che su Giove. Ciò è dovuto all'altissima energia nucleare di legame (per nucleone) di elio-4

«Zeus padre, signore dell'Ida, grande e glorioso,
Sole che tutti vedi e tutto ascolti,
fiumi e terra, e voi che sotto terra
punite da morti coloro che giurano il falso,
siate testimoni, e custodite i patti.»

(Iliade III, 276-280. Traduzione di Guido Paduano. Milano, Mondadori, 2007, p.91)

La inusuale stabilità del nucleo di elio-4 è anche importante in cosmologia: spiega il fatto che nei primi pochi minuti dopo il Big Bang, dal brodo iniziale di protoni e neutroni liberi che è stato inizialmente creati in proporzione 6:1 una volta raffreddati al punto che era possibile formare dei nuclei, quasi tutti i primi nuclei composti formati erano nuclei di elio-4. Era così forte il legame elio-4 che la produzione di elio-4 ha consumato quasi tutti i neutroni liberi in pochi minuti, prima che potessero avere il decadimento β, e anche lasciandone molti pochi che potessero formare elementi più pesanti come il litio, il berillio e il boro. Infatti l'energia di legame per nucleone dell'elio-4 è maggior di quella di tutti questi elementi, in effetti una volta che l'elio è formato dal punto di vista energetico non è possibile formare gli elementi 3, 4 e 5. È appena possibile da un punto di vista energetico che due atomi di elio si fondano nel prossimo elemento con più piccola energia per nucleone il carbonio. Tuttavia, questo processo, a causa della mancanza di elementi intermedi, richiede che simultaneamente tre atomi di elio collidano tra di loro (vedi processo tre alfa).

divinità
Gas incolore, sottoposto ad un campo elettrico presenta emissioni porpora
Dopo l'idrogeno, l'elio è il secondo elemento più leggero e il secondo più abbondante nell'universo osservabile,[1] essendo presente in circa il 24% della massa totale elementare, che è più di 12 volte la massa di tutti gli elementi più pesanti insieme. La sua abbondanza è simile a questi dati sia nel Sole che su Giove.

in un atomo un nucleo centrale a carica positiva agisce sugli elettroni negativi in modo analogo a quello con cui il Sole agisce sui pianeti del sistema solare.

Il Nucleo dell Atomo è composto da protoni e neutroni.



La manifestazione del Cosmo

Dopo il proemio (vv.1-115) inerente alle Muse, le dee "olimpiche" a cui si deve l'intera opera religiosa, la Teogonia racconta l'origine del mondo:
(v. 116) all'inizio, e per primo, "venne a essere" Caos (Χάος, "Spazio beante", "Spazio aperto"[16], "Voragine"[17])[18];
(v. 117) segue Gea (Γαῖα, anche Gaia, Ghe, Terra) che corrisponde sia all'entità "fisica", sia alla personificazione come "dea"[19], sede sicura ed eterna di tutti gli dèi che abitano l'Olimpo;
(v. 119) quindi Tartaro (Τάρταρος), la realtà tenebrosa e sotterranea (katachthónia);
(vv. 120-122) poi Eros (Ἔρως), il più bello (κάλλιστος) tra gli dèi[20], il dio primordiale che "scioglie le membra" (λυσιμελής), e che condiziona l'esistenza dei mortali come quella degli immortali, principio generatore che non genera[21][22];
(v. 123) da Caos ("Spazio beante") sorgono, per partenogenesi, Erebo (Ἔρεβος, le Tenebre)[23] e Notte (Nύξ, Nyx)[24];
(v. 124-125) e dall'unione di Notte con Erebo nascono Etere (Ἀιθήρ, la Fiamma del cielo) ed Emera (Ἠμέρα, il Giorno)[25];
(vv. 126-132) da Gea ("Terra") nasce per partenogenesi Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante") pari alla Terra[26]; quindi, sempre per partenogenesi, i monti, le Ninfe (Νύμφαι) dei monti[27] e il Ponto (Πόντος, il Mare)[28];
(vv. 133-138) unendosi a Urano ("Cielo"), Gea ("Terra") genera i Titani (Τιτάνες): Oceano (Ὠκεανός)[29], Ceo (Κοῖος, anche Coio), Crio (Κριός, anche Crio), Iperione (Ύπέριον), Giapeto (Ἰαπετός, anche Iapeto), Teia (Θεία, anche Tea o Tia)[30], Rea (Ῥέα), Temi (Θέμις, anche Themis), Mnemosine (Μνημοσύνη), Febe (Φοίβη), Teti (Τηθύς) e Crono (Κρόνος)[31].
Verso l'ordine di Zeus[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'origine del mondo:
(vv. 139-153) Dopo i Titani, l'unione tra Gea e Urano genera i tre Ciclopi (Κύκλωπες: Bronte, Sterope e Arge[32])[33]; e i Centimani (Ἑκατόγχειρες, Ecatonchiri): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile[34];
(vv.154-182) Urano, tuttavia, impedisce che i figli da lui generati con Gea, i dodici Titani, i tre Ciclopi e i tre Centimani, vengano alla luce. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori[35] nella loro "mostruosità". Ecco che la madre di costoro, Gea, costruisce dapprima una falce dentata e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo l'ultimo dei Titani, Crono, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gea, Crono, nascosto[36] lo evira;
(vv.183-187) il sangue versato dal membro reciso di Urano goccia su Gea producendo altre divinità: le Erinni[37] (Ἐρινύες: Aletto, Tesifone e Megera[38]), le dee della vendetta[39], i terribili Giganti (Γίγαντες)[40][41] e le Ninfe Melie (Μελίαι)[42][43];
(vv. 188-210) Crono getta nel mare il membro di Urano e dal seme "uranico" mischiato al liquido marino si forma la "spuma del mare"[44] da cui nasce Afrodite (Aφροδίτη), dea dell'amore, della fertilità e della bellezza, al cui seguito si pongono il dio Eros[45] e il dio Himeros (Ἵμερος)[46];
(vv. 211-212) da Notte (Nύξ, Nyx), nata per partenogenesi da Caos, sorgono, sempre per partenogenesi, Moros (Μόρος, il Destino inevitabile); Chere (Κήρ, la Morte violenta); Tanato (θάνατος, la Morte); Ipno (Ὕπνος, il Sonno); gli Oneiroi (Ὄνειροι, la stirpe dei Sogni);
(vv.213-225) successivamente Notte genera, sempre per partenogenesi, Momo (Μῶμος, Biasimo); Oizys (Ὀϊζύς, Afflizione); le Esperidi (Ἑσπερίδες) che hanno cura delle mele auree[47] e dei loro alberi posti al di là dell'Oceano[48]; le Moire (Μοῖραι)[49]; le Chere (Κῆρες)[50]; Nemesi (Nέμεσις, Colei che distribuisce[51]); Apate (Ἀπάτη, Inganno) e Philotes (Φιλότης, Affetto o Tenerezza[52]); Geras (Γῆρας, Vecchiaia rovinosa); Eris (Ἔρις, Discordia);
(vv. 226-232) Eris, la Discordia odiosa, genera Ponos (Πόνος, Fatica), Lete (Λήθη, Oblio), Limós (λιμός, Fame), Algea (Ἄλγεα, Dolori che fanno piangere), Hysminai (Ὑσμίναι, Mischie), Machai (Μάχαι, Battaglie), Phonoi (Φόνοι, Assassinii), Androctasiai (Ἀνδροκτασίας, Massacri), Neikea (Νείκεά, Conflitti), Pseudea (Ψεύδεά, Menzogna), Logoi (λόγους, Discorsi) e Amphillogiai (Ἀμφιλλογίας, Controversie), Dysnomie (Δυσνομία, Anarchia) e Ate (Ἄτη, Sciagura) che vanno insieme, Horkos (Όρκος, Giuramento) che grande sciagura procura a chi lo tradisce;
(vv. 233-239) Ponto (Πόντος, il Mare) genera[53] Nereo (Νηρεύς) detto il "vecchio", divinità marina sincera ed equilibrata; poi, unitosi a Gea, genera Taumante (Θαῦμας)[54], quindi Forco (Φόρκυς, Phorkys)[55], Ceto (Κητώ) [56] dalle "belle guance"[57], ed Euribia (Εὐρύβια)[58];
(vv. 240-264) dall'unione di Nereo con Doris (Δωρίς)[59], figlia del titano Oceano, il fiume che perfettamente termina in sé stesso, nascono le Nereidi (Νηρεΐδες)[60];
(vv. 265-269) Taumante, figlio di Ponto e di Gea, unendosi a Elettra (Ἠλέκτρα), figlia di Oceano, genera Iris (Ἶρις)[61] e le due Arpie (Ἅρπυιαι)[62];
(vv. 270-279) Forco e Ceto generano le due canute Graie (γραῖαι)[63] e le tre Gorgoni (γοργόνες)[64] abitanti come le Esperidi al di là di Oceano, a Occidente;
(vv. 280-286) quando Perseo[65] taglierà la testa a una delle Gorgoni, Medusa (Μέδουσα), l'unica di queste mortale e che ebbe come amante Poseidone, dal suo corpo sorgerà Crisaore (Χρυσάωρ, anche Chrysaor) dalla spada d'oro, e il cavallo alato Pegaso (Πήγασος) che volò al servizio di Zeus;
(vv. 287-294) Crisaore, unendosi all'oceanina Calliroe (Καλλιρόη), genera il tricefalo Gerione (Γηρυών)[66] che sarà ucciso dall'eroe Eracle[67];
(vv. 295-318) Forco e Ceto o Crisaore e Calliroe o Ceto per partenogenesi[68] genera Echidna (Ἔχιδνα) il mostro metà fanciulla e metà serpente divoratore di carne, la quale, unendosi[69] a Tifone (Τυφάων, anche Tifeo)[70], genera Ortho (Ὀρθός), il cane di Gerione, Cerbero (Κέρβερος)[71], il cane di Ade, e Idra (Ὕδρα) che conosce tristi cose e che sarà uccisa da Eracle;
(vv. 319-325) Echidna e Tifone generano anche Chimera (Χίμαιρα)[72] spirante fuoco, che sarà uccisa da Pegaso e da Bellerofonte (Βελλεροφόντης)[73];
(vv. 326-332) Echidna o Chimera[74] unendosi a Orto[75] genera Fiche (Φίξ)[76] e il leone Nemeo (Λέων τῆς Νεμέας) che sarà abbattuto da Eracle;
(vv. 333-336) Forco e Ceto generano, per ultimo, il serpente Ladone (Λάδων) che tra le sue spire custodisce le greggi d'oro;
(vv. 337-370) i titani Oceano e Teti (Tethys) generano i venticinque Fiumi (Ποταμοί)[77] e le quarantuno[78] Oceanine (Ὠκεανίδες), tra cui Stige (Στύξ), la più illustre, le quali con il loro elemento acquatico nutrono di giovinezza gli uomini;
(vv. 371-374) i titani Teia (Theia) e Iperione generano Elio (Ἥλιος, Helios, Sole), Selene (Σελήνη, Luna) ed Eos (Ἠώς, Aurora);
(vv. 375-377) il titano Crio e la figlia di Ponto e Gea, Euribia, generano Astreo (Ἀστραῖος), Pallante (Παλλάς)[79] e Perse (Πέρσης);
(vv. 378-382) Astreo ed Eos generano i tre venti[80] Zefiro (Ζέφυρος)[81], Borea (Βορέας)[82] e Noto (Νότος)[83]; poi generano Eosforo (Ἑωσφόρος, Stella del Mattino) e le altre Stelle del firmamento;
(vv. 383-403) Stige (una delle figlie di Oceano) e Pallante, generano Zelos (Ζῆλος, Rivalità) e Nice (Νίκη, Vittoria), Cratos (Κράτος, Potere) e Bia (Βία, Forza); e con questi suoi figli, Stige, divenuta dea custode del giuramento tra gli dèi, parteciperà per prima alla glorificazione di Zeus, rappresentando i figli il seguito del futuro re degli dèi;
(vv. 404-410) i titani Febe e Ceo generano la dolce Latona (Λητώ, anche Latona)[84] dal peplo azzurro, Asterie (Ἀστερία, anche Asteria) che Perse condusse al suo palazzo come consorte;
(vv. 411-452) Asterie e Perse generano Ecate (Ἑκάτη)[85]; i versi 404-52 della Teogonia corrispondono all'Inno a Ecate la dea di stirpe titanica che qui possiede un rango particolarmente elevato, assegnatole da Zeus in persona; la sua zona di influenza è la terra, il mare e il cielo[86] dove ella appare a protezione dell'uomo oltre che nel ruolo di intermediaria tra questi e il mondo degli dèi.
La nascita e il dominio di Zeus

Dopo l'ordine di Zeus:
(vv. 453-491) I titani Crono (Kronos) e Rea generano: Istie (Ἱστίη, ionico; anche Estia dall'attico Ἑστία), Demetra (Δήμητρα), Era (Ἥρα, anche Hera), Ade (Ἅιδης) ed Ennosigeo (Ἐννοσίγαιον, Scuotitore della terra, da intendere come Poseidone o Poseidone Ποσειδῶν[87]); ma tutti questi figli sono divorati da Crono che, avvertito dai genitori Gea e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Grande sconforto questo stato di cose procura a Rea, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Crono, Zeus (Ζεύς), e consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorire nascostamente a Lycto (Creta)[88], consegnando a Crono una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio;
(vv. 492-500) Zeus cresce in forza e intelligenza e infine sconfigge il padre Crono facendogli vomitare[89] gli altri figli che aveva divorato, e il primo oggetto vomitato da Crono è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus[90];
(vv. 501-506) quindi Zeus scioglie dalle catene i tre Ciclopi[91] così costretti dallo stesso Crono, i quali lo ricambieranno consegnandogli il tuono, il fulmine e il lampo[92];
(vv. 507-616) il titano Giapeto e l'oceanina Climene (Κλυμένη) generano Atlante (Ἄτλας) dal cuore violento, Menetio (Μενοίτιος), Prometeo (Προμηθεύς) e Epimeteo (Ἐπιμηθεύς): il destino di Atlante e di Menetio sono decisi da Zeus il quale costringe il primo a sorreggere la volta celeste con la testa e facendo forza sulle braccia, mentre il secondo, per via della sua tracotanza, lo scaglia con il fulmine nell'Erebo. Complessivamente, a parte la vicenda di Epimeteo ("colui che pensa dopo", a differenza del fratello Prometeo "colui che pensa prima") il quale accoglierà improvvidamente il dono di Zeus consistente nella "donna", "portatrice di guai" per l'uomo, i versi 507-616 narrano la vicenda di Prometeo, il titano campione degli uomini il quale avendo cercato di ingannare Zeus durante la spartizione del bue sacrificale, e successivamente per aver rubato il fuoco agli dèi donandolo agli uomini, viene condannato dallo stesso Zeus a essere eternamente legato a una colonna, dove un'aquila di giorno gli mangia il fegato[93] che di notte gli ricresce, questo finché Eracle, figlio di Zeus e con il suo permesso, non lo libererà dal tormento.
I versi 617-720 si occupano della Titanomachia, la lotta tra i titani residenti sul monte Othrys[94] e gli dèi dell'Olimpo (figli di Crono e di Rea): da dieci anni la lotta tra i due schieramenti prosegue incerta quando Zeus, su consiglio di Gea, libera i tre Centimani precedentemente costretti nella terra da Urano e, dopo averli rifocillati con nettare e ambrosia, li coinvolge nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Posidone e guardati a vista dagli stessi tre Centimani;
seguono versi 720-819 che sono una descrizione del Tartaro, di difficile collocazione e interpretazione[95], nel cui ambito si pongono oltre che i Titani prigionieri e i tre Centimani loro sorveglianti (Cotto, Gige e Briareo, e la moglie di quest'ultimo la figlia di Posidone, Kymopoleia, Κυμοπόλεια), anche Notte e Atlante che regge il cielo, Hypnos e Thanatos, Ade e Persefone (Περσεφόνη), Cerbero e Stige.
I versi 820-885 trattano della Tifonomachia, ovvero dell'ultima battaglia condotta da Zeus prima della sua totale supremazia. L'evento è causato dalla nascita di Tifeo (υφωεύς, anche Tifeo), generato da Gea e da Tartaro "a causa dell'aurea" di Afrodite. Questo essere gigantesco, mostruoso, terribile e potente viene sconfitto dal re degli dèi e relegato nel Tartaro insieme ai Titani, da dove spira i venti dannosi per gli uomini. I versi 886-1022 concludono il poema.
(vv. 886-900) Zeus vincitore delle forze divine ostili agli dèi olimpici prende in sposa l'oceanina Metis (Μῆτις), figlia di Oceano e di Teti (Tethys); ma, avvertito da Gea e da Urano che il loro erede maschio avrebbe potuto conquistare il suo stesso trono regale, Zeus la inghiottisce incorporando con Metis, la sua caratteristica unica, la "saggezza profetica". Zeus incorpora Metis, prima che questa partorisca la sua primogenita:[96] la dea glaucopide[97], Atena (Ἀθηνᾶ).
(vv. 901-906) Successivamente Zeus sposa Temi, la dea, sorella dei titani, figlia di Urano e Gea, che genera le tre Ore (Ὥραι): Eunomie (Εὐνομία), Dice (Δίκη) e Eirene (Eἰρήνη), le quali vegliano sulle opere degli uomini. La coppia Zeus e Temi genera anche le tre Moire (Μοῖραι): Cloto (Κλωθώ), Lachesi (Λάχεσις) e Atropo (Ἄτροπος) che consegnano il destino ai mortali[98].
(vv. 907-911) Poi, Zeus, sposa l'oceanina Eurynome (Εὐρυνόμη), anch'essa figlia di Oceano e di Teti (Tethys), che gli genera le tre Chariti (Χάριτες): Aglaie (Ἀγλαΐα), Euphrosyne (Εὐφροσύνη) e Thalie (Θαλία).
(vv. 912-914) Quindi Zeus sposa la sorella Demetra che partorisce Persefone (Περσεφόνη) dalle "bianche braccia"[99], che sarà concessa da Zeus ad Ade come consorte e quindi rapita da quest'ultimo[100];
(vv. 915-917) Zeus prende anche Mnemosine dalle "belle chiome"[101], figlia di Gea e di Urano, che gli genera le nove Muse (Μοῦσαι) dal diadema d'oro;
(vv. 918-920) con Latona, Zeus genera Apollo (Ἀπόλλων) e Artemide (Ἄρτεμις) "arciera"[102];
(vv. 921-923) infine, per ultima, Zeus sposa Era con cui genera Ebe (Ἥβη), Ares (Ἄρης) e Ilizia (Εἰλείθυια);
(vv. 924-926) dalla sua testa Zeus genera Atena, signora invincibile di eserciti;
(vv. 927-929) Era, adirata con Zeus, genera per partenogenesi Efesto (Ἥφαιστος) valente nelle arti;
(vv. 930-933) da Anfitrite (Ἀμφιτρίτη), nereide quindi una delle cinquanta figlie di Nereo e Doris, congiunta a Ennosigeo (Posidone), nasce Tritone (Τρίτων) vigoroso che abita il fondo del mare insieme ai suoi genitori;
(vv. 933-937) da Ares e Citerea (Κυθέρεια, appellativo Afrodite[103]) nascono Fobo (Φόβος) e Deimo (Δεῖμος) divinità terribili che ineriscono al terrore che agita gli uomini durante le guerre; Ares e Afrodite generano quindi Armonìe (Ἁρμονία), futura sposa di Cadmo (Κάδμος);
(vv. 938-939) Zeus e la figlia di Atlante Maia (Μαίη) generano Ermete (Ἑρμῆς, anche Ermes), il messaggero degli dèi;
(vv. 940-942) La figlia di Cadmo, la mortale Semele (Σεμέλη), genera con Zeus l'immortale e ricco di gioia Dioniso (Διόνυσος), divenendo successivamente anche lei una dea;
(vv. 943-944) La mortale Alcmena genera con Zeus l'eroe Eracle[104];
(vv. 945-946) Efesto, figlio di Era, sposa la più giovane della Chariti, Aglaie;
(vv. 947-949) Dioniso dai capelli d'oro sposa la mortale Arianna (Ἀριάδνη anche Ariadne), figlia di Minosse (Μίνως), ma che Zeus renderà immortale;
(vv. 950-955) Ebe, figlia di Zeus e di Era, sposa Eracle dopo che fu reso immortale;
(vv. 956-957) Elio e l'oceanina Perseide (Περσηίς, anche Perseis) generano Circe (Κίρκη) e Aiete (Αἰήτης, anche Eeta);
(vv. 958-962) Aiete sposa l'oceanina Iduia (Ἰδυῖα) e genera Medea (Μήδεια);
I versi 963-968 consistono dapprima in un saluto agli dèi olimpi e alle entità del mondo, per poi procedere ad una nuova invocazione alle dee Muse per avviare il Catalogo delle donne (γυναικῶν κατάλογος; anche Eoie, Ἠοῖαι) dove si celebra l'amore di dèi per delle donne mortali. A tal proposito occorre riportare quanto considerato da Aristide Colonna[105] quando riferisce delle conclusioni, inequivocabili, di Edgar Lobel[106] secondo le quali dopo lo studio del papiro di Ossirinco 2354 risulta evidente che la fine della Teogonia coincide, ovvero si salda, con l'avvio del Catalogo delle donne;
(vv. 969-974) Demetra unitasi all'eroe Iasio (Ἰάσιος, anche Iasìone) genera Pluto (Πλοῦτος, anche Ploutos) dio della ricchezza e dell'abbondanza delle messi;
(vv. 975-978) Armonìe e Cadmo generano Inó (Ἰνώ), Semele (Σεμέλη), Agavé (Ἀγαύη), Autonoe (Αὐτονόη), che divenne sposa di Aristeo (Ἀρισταῖος), e Polidoro (Πολύδωρος);
(vv. 979-983) l'oceanina Calliore e Crisaore (Chrysaor) generano Gerione[107] che verrà ucciso da Eracle a Eritea (Erytheia) per via dei buoi;
(vv.984-985) la dea Eos (Aurora), figlia dei titani Teia (Theia) e Iperione, e l'eroe Titono (Τιθωνός, anche Titono)[108] generano l'eroe Memnone (Μέμνων)[109] armato di bronzo e re degli Etiopi, e il re Emathione (Ἠμαθίων, anche Ematione);
(vv. 986-991) la dea Eos (Aurora) e Cefalo (Κέφαλος), generano Fetonte (Φαέθων) che verrà rapito da Afrodite che lo condurrà in un suo tempio dove lo designerà "guardiano" del penetrale, trasformandolo in dèmone divino;
(vv. 992-1002) la figlia di Aiete[110] fu condotta via dal figlio di Esone (Αἴσων)[111] costretto a queste vicende dal violento Pelia (Πελίας). Dal matrimonio di Giasone con Medea nasce Medeio (Μήδειος) che fu allevato da Chirone (Χείρων) figlio di Philyra (Φιλύρα anche Filira);
(vv. 1003-1005) la nereide Psamate (Ψάμαθη), unitasi a Eaco (Αἰακός), genera Phoko (Φώκος);
(vv. 1006-1007) la nereide Thetis (Θέτις, anche Teti)[112] unitasi all'eroe Peleo (Πηλεύς), genera l'eroe Achille (Ἀχιλλεύς) dal cuore di leone;
(vv. 1008-1010) Citerea (Afrodite) unitasi all'eroe Anchise (Ἀγχίσης) genera l'eroe Enea (Αἰνείας);
(vv. 1011-1016) la dea Circe, figlia del dio Elio, unitasi all'eroe Odisseo (Ὀδυσσεύς), genera Agrio (Ἄγριος), Latino (Λατῖνος) e Telegono (Τηλέγονος) che regnano sui Tirreni;
(vv. 1017-1018) l'oceanina Calipso (Καλυψώ), unitasi a Odisseo, genera Nausithoo (Ναυσίθοος) e Nausinoo (Ναυσίνοος);
Gli ultimi versi della Teogonia, (vv. 1019-1022) aprono al Catalogo delle donne (γυναικῶν κατάλογος; anche Eoie Ἠοῖαι).