di FERRUCCIO GATTUSO
Nazismo e comunismo, fratelli nella violenza
Purificazione, guerra, annientamento, applicazione di definizioni animalesche al nemico per disumanizzarlo e renderne più facile l'eliminazione, l'idea onnipresente di fare tabula rasa del passato per costruire una "società nuova", il razzismo declinabile come elemento biologico o di classe, infine il nichilismo. Sono questi i molti riflessi mandati dai frammenti esplosi dello stesso specchio totalitario: e tutti possono ricondursi al nazismo e al comunismo, indifferentemente.
Questa è la teoria di Luciano Pellicani - titolare della cattedra di sociologica politica presso la Luiss di Roma e direttore di Mondoperaio - che smonta fin dalle primissime pagine del suo recente Lenin e Hitler. I due volti del totalitarismo (Rubbettino, 2009, pp. 138, euro 16,00) il luogo comune di una "differenza etica" tra nazionalsocialismo e comunismo, il primo visto come spietato esaltatore della razza superiore e il secondo dell'egualitarismo. Il seme della violenza, infatti, emerge - a smentire coloro che vedono in Stalin l'origine della corruzione del comunismo - alberga già in Lenin (il lucido teorico dell'applicazione del Terrore, nonché dei primi campi di concentramento, della definizione dei nemici come "insetti" e inventore della polizia politica), ma ancor prima nei padri della teoria marxista, gli stessi Marx ed Engels. I quali - come osservò lo stesso Lenin - non avevano lasciato «alcuna opera o nessuna frase [...] circa la futura società socialista in cui si parli della pratica, concreta difficoltà che si troverà di fronte la classe operaia dopo aver preso il potere». Solo negazione del capitalismo e necessità di abbatterlo ad ogni costo. E dunque, la società borghese si trasforma in un «deserto popolato di bestie feroci» (Marx in Peuchet o del suicidio), il partito in un «partito distruttore» (Marx ed Engels in La sacra famiglia), evocante una «lotta di annientamento e terrorismo senza riguardi» (Engels in Il panslavismo democratico) che avrebbe fatto «sparire dalla faccia della terra non soltanto classi e dinastie reazionarie, ma anche interi popoli reazionari» (Engels in La lotta dei magiari).
Ecco perché uno studioso come Branko Horvat concluse che «il marxismo è una teoria critica del capitalismo e della sua distruzione, non una teoria del socialismo». Il germe della violenza, pensata come possibile e anzi auspicabile per un fine superiore, è già qui. Ben prima di Lenin e Stalin, ben prima dei Gulag, degli stermini e delle carestie costruite ad arte.
La violenza "levatrice" di un nuovo mondo echeggia sia nelle parole del comunista Trockij sia in quelle del nazista Goebbels. In entrambi lo stesso desiderio di mutare radicalmente la realtà. «Il che - scrive Pellicani - fa del totalitarismo una rivoluzione permanente animata da una hybris il cui radicalismo è tale che essa può e deve essere definita satanica: infatti è proprio del diavolo volere imitare Dio.
La violenza "levatrice" di un nuovo mondo echeggia sia nelle parole del comunista Trockij sia in quelle del nazista Goebbels. In entrambi lo stesso desiderio di mutare radicalmente la realtà. «Il che - scrive Pellicani - fa del totalitarismo una rivoluzione permanente animata da una hybris il cui radicalismo è tale che essa può e deve essere definita satanica: infatti è proprio del diavolo volere imitare Dio.
Ma, per prendere il posto di Dio come (ri)creatore del mondo, è imperativo distruggere tutto ciò che esiste, onde avere a disposizione la pagina bianca - l'immagine, come è noto è di Mao Dse-Dong - sulla quale scrivere una storia totalmente altra rispetto a quella passata. E' per questo che il totalitarismo concepisce la lotta politica come una spietata guerra di annientamento che deve investire la totalità della vita sociale: istituzioni, valori, idee, costumi, sentimenti, ecc». Ecco, dunque, la radice del nichilismo. «Distruggeremo tutto ciò che è vecchio», urlava Lenin. «Saremo noi a ringiovanire il mondo», ripeteva Hitler.
La purificazione del mondo passando per l'annientamento degli "agenti inquinanti" (che fossero gli ebrei o i borghesi capitalisti) diventa quindi un passaggio fondamentale: il terrore si fa dunque catartico, giustificabile, applicabile. Espellere i "nemici" dalla società perfetta richiede quindi la creazione di campi di concentramento dove raccogliere, prima di eliminarla, la "feccia" che ostacola l'avvento del "nuovo mondo".
Il Partito (naturalmente unico) si trasforma in un'avanguardia di illuminati, una sorta di setta dal carattere "religioso", un enclave di "uomini puri" il cui scopo supremo è sradicare il male.
La purificazione del mondo passando per l'annientamento degli "agenti inquinanti" (che fossero gli ebrei o i borghesi capitalisti) diventa quindi un passaggio fondamentale: il terrore si fa dunque catartico, giustificabile, applicabile. Espellere i "nemici" dalla società perfetta richiede quindi la creazione di campi di concentramento dove raccogliere, prima di eliminarla, la "feccia" che ostacola l'avvento del "nuovo mondo".
Il Partito (naturalmente unico) si trasforma in un'avanguardia di illuminati, una sorta di setta dal carattere "religioso", un enclave di "uomini puri" il cui scopo supremo è sradicare il male.
Tale missione suprema finisce, dunque, per "santificare la violenza". Il dolore di oggi è il mezzo per raggiungere il "paradiso" di domani, e più la violenza è radicale, prima allevierà le sofferenze e prima introdurrà il "mondo nuovo". La violenza, in questa interpretazione che Pellicani acutamente definisce "gnostica", si fa - razionalmente - "strumento di salvezza".
Nazismo e comunismo, fratelli a sinistra
A trasportare nazismo e comunismo al centro della scena politica e culturale dei primi decenni del Novecento furono essenzialmente due fattori: il radicalismo anti-borghese degli intellettuali e la "mutazione genetica" avvenuta negli uomini reduci dalla Grande Guerra.
I primi avevano svolto, come scrive Pellicani, «una quotidiana azione di delegittimazione delle istituzioni della società aperta». Stato di diritto, democrazia parlamentare, economia di mercato, proprietà privata, individualismo, insomma «tutto il mondo moderno, soprattutto anglo-sassone, preso in blocco», come scriveva
http://win.storiain.net/arret/num150/artic2.asp
Nazismo e comunismo, fratelli a sinistra
A trasportare nazismo e comunismo al centro della scena politica e culturale dei primi decenni del Novecento furono essenzialmente due fattori: il radicalismo anti-borghese degli intellettuali e la "mutazione genetica" avvenuta negli uomini reduci dalla Grande Guerra.
I primi avevano svolto, come scrive Pellicani, «una quotidiana azione di delegittimazione delle istituzioni della società aperta». Stato di diritto, democrazia parlamentare, economia di mercato, proprietà privata, individualismo, insomma «tutto il mondo moderno, soprattutto anglo-sassone, preso in blocco», come scriveva
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