Il Tempo Opportuno, affresco di Francesco Salviati (1543-1545), Sala dell'Udienza, Palazzo Vecchio, Firenze
Tempo e "Tempo"
Filosoficamente parlando, presso gli antichi greci, esistono due concezioni del tempo: cronos e kairos: la quantità del tempo e la qualità del tempo. In realtà ne esiste una terza che indica l'eternità, eion, da cui eone. Per quello che interessa a noi, la prima, quantificabile e misurabile attraverso strumenti atti all'uopo, oscillazione atomica, orologio, clessidra, lumicino, meridiana, ecc., la seconda detta pure "momento opportuno" o "momento supremo" indica appunto il 'tempo' maturo per determinate azioni. Il calcolo di tale momento è dato, oltre che dall'intuito (ma qui può essere difficile se non impossibile districarsi) proprio da quelle arti che vedono nelle lancette planetarie il "momentum" esatto dell'azione, giacché è indivisibile il binomio tempo-azione. Se determinate direzioni primarie, profezioni, rivoluzioni solari financo i transiti segnano l'avverarsi di un accadimento rispetto ad un 'initium', possiamo altresì presupporre che "formulare" una domanda, un quesito di varia natura, un' "interrogatio" insomma, strettamente connessa all'intimità emotiva di chi interroga, in un determinato orario porti con sé la "compiutezza" della risposta, ovvero, lo svolgimento dei fatti e la loro fine: in poche parole l'essenza dell'astrologia oraria che in buona sostanza è strettamente connessa a quella elettiva. Ricordiamo sempre che è proprio la "previsionalità" l'essenza stessa dell'astrologia.
Eziologicamente, Kairos era una divinità, il più giovane dei figli di Zeus, che non appare prima del V sec. a. C. ad opera di Ione di Chio che gli dedica un inno. A Sicione, l'antica Sikyon, v'era una statua di Lisippo fatta in bronzo, con un epigramma: un ragazzo con le ali ai piedi, tenuti in punta,un rasoio in mano e la testa rasata, tranne che per un ciuffo davanti, sopra la fronte.
Ecco il testo dell'epigramma:
Chi era lo scultore e da dove veniva? Da Sikyon.
Come si chiamava? Lisippo.
E chi sei tu? Il Tempo che controlla tutte le cose.
Perché ti mantieni sulla punta dei piedi? Io corro sempre.
E perché hai un paio di ali sui tuoi piedi? Io volo con il vento.
E perché hai un rasoio nella mano destra? Come segno per gli uomini che sono più pungente di qualsiasi bordo pungente.
E perché hai dei capelli davanti al viso? Per colui che mi incontra per prendermi per il ciuffo.
E perché, in nome del cielo, hai la parte posteriore della testa calva? Perché nessuno che una volta ha corso sui miei piedi alati lo faccia ora, benché si auguri che accada, mi afferra da dietro.
Perché l'artista ti ha foggiato? Per amor tuo, sconosciuto, e mi mise su nel portico come insegnamento.
Il dio tiene pure una bilancia. Quello della bilancia è il tema ricorrente della psycostasia, ovvero pesatura dell'anima. Soltanto in alcuni autori è descritta la bilancia, come negli inni orfici, 13, o in Lucillio, api 275, nei suoi epigrammi. Qui la bilancia è 'sbilanciata', la mano destra sostiene il piatto più basso con il gesto apotropaico delle corna. In realtà sembra simboleggiare l'autodeterminazione che sottrae a Tyche il suo potere perché non debba scegliere, la dea bendata, tra due sorti.
- Cecco P.
Kairos (καιρός), traducibile con tempo cairologico,[1] è una parola che nell'antica Grecia significava "momento giusto o opportuno" o "momento supremo". Gli antichi greci avevano tre parole per indicare il tempo: χρόνος (chronos), καιρός (kairos) e αἰών (Aion). Mentre la prima si riferisce al tempo cronologico e sequenziale, la seconda significa "un tempo nel mezzo", un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade, la terza invece si riferisce al tempo eterno. Ciò che è la cosa speciale dipende da chi usa la parola. Chi usa la parola definisce la cosa, l'essere della cosa. Chi definisce la cosa speciale definisce l'essere speciale della cosa. È quindi proprio la parola, la parola stessa, quella che definisce l'essere speciale. Mentre kronos è quantitativo, kairos ha una natura qualitativa.[2] Come divinità Kairos era semi-sconosciuto, mentre Crono era considerato la divinità del tempo per eccellenza, mentre Aion veniva associato a una divinità primordiale.
Indice
Kairos nelle arti e nei lavori
Kairos è un tempo il cui discernimento è primordiale in molti settori:
la medicina
la strategia
la politica
Dal locale verso il temporale passando per la misura giusta, il kairos ha avuto molti significati più o meno stabiliti e coerenti. Lo si traduce spesso come "occasione" ma il termine rende soltanto molto parzialmente un'idea ricca di molte sfaccettature. Non è possibile trovare un termine italiano equivalente che possa segnare tutte le relazioni che la nozione greca ha conosciuto.
Il kairos compie la riunione di due problemi: quello dell'azione e quello del tempo. Tutte le sue preferenze non sono temporali (in particolare coloro che si riferiscono alla "misura giusta" e all'"idoneità") ma contengono e completano le basi di un significato specificamente temporale. Il kairos implica una visione del tempo che possa conciliarsi con un'esigenza d'efficacia dell'azione umana. Il kairos è un momento, ma non inteso come una durata misurabile che si estende da un punto A ad un punto B.
Il kairos si ricollega ad un certo tipo di azioni che devono essere compiute "tempestivamente" e non tollerano né il ritardo, né l'esitazione. La nozione di kairos è indissociabile dalla parola greca, è indissociabile anche da un contesto che è quello della Grecia del VI e del V secolo a.C. È indissociabile quindi da un'epoca in cui l'azione diventa autonoma e non dipende più dalla volontà divina, la necessità di osservare il kairos è confermata per i Greci dalle loro esperienze in molteplici settori.
Nella medicina
Ippocrate ha individuato la nozione di crisi, momento critico dove la malattia evolve verso la cura o la morte. In questo momento è certo che l'intervento del medico prende un carattere necessario e decisivo.
Nel campo militare
Un buono stratega sa che la vittoria non è una semplice questione di superiorità numerica, ma un momento in cui l'attacco sull'avversario porterà il panico e darà un esito definitivo alla battaglia.
Nel settore della navigazione
Il settore della navigazione: dove kairos, associato con tyke (sorte) permette al navigatore di dirigersi sventando le trappole del mare. È in particolare in questo contesto che si trova la metis o intelligenza dell'astuzia.
In filosofia
In campo filosofico i maggiori pensatori che recentemente hanno riflettuto sul significato esistenziale e politico del kairos sono Walter Benjamin e Giorgio Agamben.
Nella politica
Nella guerra del Peloponneso, Tucidide dà importanza ai kairoi che attraversano la storia. Questi sono momenti che impegnano la sorte delle città: dichiarazioni di guerra, negoziati o rotture di alleanze.
Nella retorica
Kairos, affresco di Francesco Salviati (1552-1554), Palazzo Sacchetti, Roma
Il Kairos era molto importante per i Sofisti, che enfatizzavano l'abilità dell'oratore di adattarsi e di approfittare di circostanze variabili, contingenti. Nel Panatenaico, Isocrate scrive che le persone istruite sono quelle "che gestiscono bene le circostanze che incontrano giorno per giorno, e che possiedono un giudizio accurato nelle occasioni d'incontro quando si alzano e a cui raramente manca la linea di condotta opportuna".
Kairos è anche molto importante nello schema della retorica di Aristotele. Kairos è, secondo Aristotele, il contesto del tempo e dello spazio in cui la prova sarà affrontata. Kairos è accanto ad altri elementi contestuali della retorica: Il pubblico che è il trucco psicologico ed impressionabile di coloro che riceveranno la prova; e, La preparazione che è lo stile con il quale l'oratore veste la loro prova.
Nel campo artistico
È la sfumatura trascurabile, la correzione minuscola che favorisce il buon esito.
In teologia
Nel Nuovo Testamento kairos significa "il tempo designato nello scopo di Dio", il tempo in cui Dio agisce (per esempio Marco 1.15, il kairos è soddisfatto). Differisce dalla parola più solita per tempo che è chronos (kronos).
Nella Chiesa ortodossa, prima che la Liturgia Divina inizi, il Diacono esclama al Prete, "Kairos tou poiesai to Kyrio" ("È tempo [kairos] che il Signore agisca"); indica che il momento della Liturgia è un incontro con l'Eternità. In The Interpretation of History (L'interpretazione della storia, del teologo luterano neo-ortodosso Paul Tillich viene fatto un uso frequente del termine. Per lui, i kairoi sono quelle crisi nella storia (vedi l'esistenzialismo cristiano) che creano un'opportunità per, e in effetti esigono, una decisione esistenziale dal soggetto umano - la venuta di Cristo è un primo esempio. Se ne occupa diffusamente anche Oscar Cullmann in Christus und die Zeit (1946).[3]
Nel Documento di Kairos, un esempio di teologia di liberazione nel Sudafrica sotto l'Apartheid, il termine "kairos" è usato per denotare "il tempo designato", "il tempo cruciale" in cui il documento viene letto.
Il kairos ha dunque un ampio campo d'applicazione. Esiodo dice che è "tutto ciò che c'è meglio di qualcosa" ed Euripide dice che ciò "è il migliore delle guide in ogni impresa umana". Non è tuttavia dato a tutti di raggiungerlo; appartiene allo specialista che, avendo delle conoscenze generali, è capace di integrare i fattori del momento che gli permetteranno di osservare la particolarità della situazione. Il kairos dipende da un ragionamento e non è sottoposto al gioco dell'occasione, tuttavia svolge un ruolo decisivo nelle situazioni imprevedibili ed insolite.
Tutte le accezioni di kairos non sono direttamente legate al tempo ma tutte sono legate all'efficacia. Indipendentemente dal settore previsto (medicina, strategia, retorica...) inverte le situazioni e dà loro un esito definitivo (la vita o la morte; la vittoria o la sconfitta). È la condizione dell'azione riuscita e ci insegna che paradossalmente, il successo tiene quasi a nulla.[4]
Kairos sfugge costantemente alle definizioni perché si trova sempre al centro di due elementi: l'azione ed il tempo; la competenza e la possibilità; il generale ed l'individuale. Non è mai completamente da un lato o da un altro. Questa indeterminazione è legata al suo potere di decisione. Trattiene per ogni caso gli elementi necessari per agire ma non si confonde con loro. È "libero" di cambiare ed è per questo che è così difficile da afferrare nella pratica e da comprendere nella teoria.
Altri significati
Il tempo Kairos è spesso percepito come un periodo di crisi. I caratteri cinesi per “crisi” sono spesso una combinazione di caratteri per “pericolo” e “opportunità”, sebbene questo non sia del tutto vero.[5] A tal fine, si ha una possibilità di partecipare "ad una nuova creazione". Si ha la scelta tra il pericolo e l'opportunità, una possibilità di costruire qualcosa di nuovo da qualcosa di vecchio. Il tempo Kairos colma lo strappo con "il vecchio modo" creando un "nuovo modo".
A Traù (l'antica Tragurium romana), Croazia, nel convento delle suore benedettine, c'era uno straordinario bassorilievo che rappresentava il Kairos dal III secolo a.C., vi era raffigurato un giovane nudo, che correva. Il bassorilievo ora si trova al Museo Municipale di Traù. Secondo i greci antichi, Kairos era il dio del "momento passeggero"(una divinità semi-sconosciuta), di "un'opportunità favorevole che opponeva il fato all'uomo". Il momento deve essere afferrato (dal ciuffo di capelli sulla fronte della figura fuggente); altrimenti il momento è andato e non può essere ri-catturato (ciò è indicato dalla parte posteriore della testa che è calva.) Una statua di bronzo conosciuta in letteratura, fatta dal famoso scultore greco Lisippo da Sikyon, fu probabilmente un modello per il bassorilievo. Kairos è descritto nei versi del poeta Posidippo. La statua allegorica originale di bronzo fatta da Lisippo era collocata a casa sua, nell'Agora dell'ellenica Sikyon, ed era scolpito sulla statua di Kairos il seguente epigramma di Posidippo (APl119):
Chi è lo sculptore, e di dove? - Di Sicione. Il suo nome, qual è? -
Lisippo. - E tu chi sei? - Il Momento, signore di ogni cosa. -
Perché stai in punta di piedi? Corro sempre veloce. - Perché hai
due ali ai piedi? - Io volo col vento. -
Perché tieni un rasoio nella destra? - Come segno, per gli uomini,
che io sono più tagliente di ogni lama affilata.
E perché hai la chioma sul volto? - Per chi viene incontro, che l'afferri,
per Zeus. - E per quale motivo non hai capelli dietro? -
Una volta che io gli sia sfrecciato accanto sugli alati piedi,
nessuno, per quanto lo brami, mi afferrerà da dietro. -
Perché lo scultore ti ha modellato? - Nel vostro interesse,
o straniero, e nell'atrio m'ha posto come ammaestramento.[6]
Questa statua era il modello originale per le varie rappresentazioni di Kairos fatte anche nei tempi antichi e nel medioevo. Giovanni Tzetzes ha scritto a questo proposito, così come Imerio. L'immagine dei capelli che erano appesi sulla fronte e della nuca calva era associata in tempi romani alla dea Fortuna, la personificazione della buona e della cattiva fortuna. Molti autori citano ciò. Per esempio Disticha Catonis II, 26 si riferisce al concetto latino di Occasio (una parola femminile che può essere considerata come una traduzione letterale della parola greca Kairos; vedi anche Caerus) in questi termini: "Rem tibi quam scieris aptam dimittere noli: fronte capillata, post haec occasio calva", che significano "Non lasciarti mai sfuggire quello che sai può tornarti utile; l'occasione ha i capelli sulla fronte, ma dietro è calva". Fedro (V,8) scrive qualcosa di simile ed egli stesso ammette che il tema non era proprio suo, ma più antico. In Callistrato (Descrizioni, 6) c'è un lungo testo che descrive la statua di Lisippo.
Il tema del Kairos era sentito come estremamente importante durante il medioevo. Uno dei più celebri inni alla Fortuna è quello contenuto nella raccolta dei Carmina Burana. Questi i famosi versi che descrivono il Kairos: "Verum est quod legitur, fronte capillata, sed plerumque sequitur occasio calvata"; cioè "è vero ciò che si sente dire, la fortuna ha la fronte chiomata ma, quando passa, è calva". Si tratta di una chiara allusione al fatto che, nel momento in cui la Fortuna propizia si avvicina, essa può essere afferrata per i capelli che ha davanti (sulla fronte) ma -nel momento in cui si allontana- espone la sua nuca calva affinché non la si possa trattenere. La Fortuna, o Kairos, è descritta con tali attributi anche da Cesare Ripa nella sua Iconologia. Esistono ancora diverse rappresentazioni di Kairos; un rilievo, pertinente ad un sarcofago attico, databile al 160-180, si trova al Museo dell'Antichità di Torino -inv. 610- (Italia); un altro rilievo si trovava (ora andato perduto) a Palazzo Medici a Firenze; una perla d'onice (ex collezione Blacas, I-II secolo) con un'incisione del dio Tempo (vedi Caerus) con attributi di Kairos si trova al Museo Britannico; un rilievo frammentario di marmo che mostra Kairos, Bios (la Vita), e Metanoia (Ripensamento, il latino femminile Paenitentia) si trova nella cattedrale di Torcello (XI secolo); un affresco monocromatico di Mantegna a Palazzo Ducale a Mantova (1510 circa) mostra un Kairos con un aspetto femminile (più probabilmente è Occasio) con un giovane uomo che prova a coglierla e una donna che rappresenta Paenitentia; un affresco all'interno delle sale di rappresentanza del castello del Catajo (Battaglia Terme, Padova) in cui Kairos/Occasione è ben rappresentata con il ciuffo sulla fronte e i calzari alati.
Un concetto simile al Kairos è quello che si trova nel famoso motto "Carpe diem" e una sorta di ricorso nell'idea di Kairos è collegato con il tema della Ruota della Fortuna che gira in continuazione; infatti la parola greca usata da Posidippo per descrivere il Kairos (nel verso "Io corro sempre") è "aeì trochào" che alla lettera significa "Io giro sempre", e lo stesso verbo usato dal poeta e astronomo Arato di Soli (Phaenomena, 227, 309) per indicare il moto eterno delle sfere celesti. Non è un caso che nella Carmina Burana 17 la Fortuna è associata a una ruota che gira sempre (Tibullo stesso descrive la Fortuna con una ruota: "Versatur celeri Fors levis orbe rotae", Elegie, I, 5, 70).
Kairos nelle altre culture[modifica | modifica wikitesto]
I cinesi hanno un concetto del tempo molto simile al kairos: il Che.