Il cuore nascosto della Terra. Forze cosmiche se lo contendono?



1. Scoperto il “cuore” nascosto della Terra.

Una notizia dell’11 febbraio 2015 che fa il giro del mondo. «Al centro della Terra, internamente al nucleo, si nasconde un piccolo cuore con caratteristiche diverse e sorprendenti che potrebbero aiutarci a capire come si è formato il nostro pianeta e come è arrivato ad essere così come lo vediamo oggi. Questo è quanto scoperto recentemente dal team dell’Università dell’Illinois guidato da Xiaodong Song, con la collaborazione dell’università cinese di Nanchino (ANSA, BBC) e pubblicato su Nature Geoscience.

Il gruppo di geologi ha utilizzato una particolare tecnica di lettura delle onde sismiche prodotte da terremoti di magnitudo superiore a 7 che attraversano il centro della Terra.

Non hanno analizzato le onde primarie più forti, ma lo sciame terminale di
onde di risonanza che vengono variamente riflesse e compiono percorsi più complessi raccogliendo un maggior numero di informazioni.

Questo tipo di analisi era già stato utilizzato per studiare fenomeni che si verificano in prossimità negli strati più superficiali, mentre il team di Xiaodong Song ha avuto l’idea di analizzare quelle che penetrano nell’interno, raggiungendo il nucleo.

I terremoti scuotono la Terra come un martello che batte contro una campana: le onde sismiche possono essere considerate come onde sonore e la loro analisi si può paragonare ai risultati di una “ecografia” del pianeta.

1.1 Le nuove scoperte
La Terra è fatta a strati come una cipolla. Noi stiamo sulla superficie della crosta, il sottile strato esterno solido, dove prevalgono i composti di silicio e alluminio, che comprende continenti e oceani. La crosta forma, insieme alla parte superiore del mantello, la litosfera, spessa circa 60 km.

Sotto si trova il mantello, lo strato che si spinge fino a 2.900 km di profondità, formato da composti di elementi sempre più pesanti in cui magnesio e ferro diventano più abbondanti.

Internamente si trova il nucleo, diviso in due strati. Nel nucleo esterno, che contiene ferro e solfuro di ferro, la temperatura sale fino a circa 6.000°C nella zona più interna, a 5.100 km di profondità, dove si unisce al nucleo solido interno. Questo ha un diametro di circa 2.440 km ed è costituito da nichel e ferro i cui cristalli, allineati e disposti in direzione Nord-Sud (all’incirca come l’asse terrestre), danno origina al campo magnetico terrestre.

E’ questo nucleo interno che è stato esaminato scoprendo che non è una massa uniforme e compatta, ma presenta una discontinuità che racchiude una piccola sfera di circa 1.200 km di diametro.

La composizione chimica delle due zone non cambia, ma in quella più interna i cristalli risultano disposti diversamente. Sono allineati secondo un asse perpendicolare all’asse terrestre, adagiato sul piano equatoriale: attraversa la Terra passando per il centro ed “esce” in superficie da una parte nell’arcipelago delle Galapagos (coordinate 0° 9’N 89°W) e dall’altra nell’Oceano Indiano (coordinate 0° 9’S 89°E). Questi cristalli presentano anche un diverso comportamento, facendo ipotizzare che sia diversa anche la struttura cristallina.

Lo studio di queste differenze potrà fornire informazioni su come la Terra è mutata nel corso delle ere e come e perché è cambiato il suo campo magnetico.

1.2 Perché il nucleo è importante per la vita sulla Terra
Sembra impossibile che il nucleo interno, più piccolo della Luna e nascosto a oltre 5.000 km di profondità nell’interno del pianeta, possa avere un qualche effetto sugli esseri che popolano la Terra, ma non è così. Se la vita ha potuto svilupparsi sulla Terra è stato solo grazie alla presenza del nucleo interno di ferro e nichel che, comportandosi come un gigantesco magnete, l’ha avvolta con il suo campo magnetico. E’ la magnetosfera, uno scudo protettivo che si estende per decine di migliaia di chilometri deviando le pericolose particelle cariche del vento solare e i raggi cosmici.

Se non ci fosse lo strato di ozono verrebbe strappato via e le radiazioni ultraviolette distruggerebbero la vita sulla superficie. Il campo magnetico non è visibile, ma è individuabile da alcuni effetti. Prima di tutto l’uomo lo utilizza per orientarsi costruendo le bussole che sfruttano la sua proprietà di deviare i magneti, poi possiamo ammirare le aurore boreali, fenomeni creati dalla ionizzazione del vento solare che interagisce con l’atmosfera nelle regioni in prossimità dei poli.»[1]

2. Gli UFO, esseri eterici dell’ottava sfera secondo Steiner (e secondo l’FBI?)

Con questo capitolo ora si cerca di introdurre degli argomenti per dare risposta all’allarmante e sibillino interrogativo posto dal titolo di questo scritto, in relazione alla scoperta del prof. Xiaodong Song illustrata nel precedente capitolo. Cosa si vuol far intendere per “Forze cosmiche se lo contendono?” La risposta ci viene da un articolo in cui viene trattato l’argomento degli Ufo, ritenuti esseri eterici dell’“ottava sfera”, secondo il filosofo Rudolf Steiner, fondatore della Società di Antroposofia. Questa concezione non soddisferà certamente gli accademici della scienza moderna, a cominciare dal prof. Xiaodong Song, tuttavia è proprio grazie ad essa che si pone l’interrogativo poiché, come si vedrà in seguito, avrò modo di mostrare le prove che la questione posta da Steiner, di cui ora si parlerà, può risultare sostenibile.

Dunque, « E’ noto come per Steiner l’“ottava sfera” altro non sia che il “nuovo” regno evolutivo che Lucifero ed Ahrimane tentano di edificare strappando “pezzi” dal regno umano allo scopo di deviare del tutto la normale evoluzione delle “sette sfere” o “stati planetari” o “incarnazioni” succedentisi nel tempo. L’abuso di onde e frequenze elettromagnetiche va a costruire una specie di ponte per il continuo passaggio delle forze elementari ahrimanico-luciferiche fra un “mondo” e l’altro.

Riguardo alla natura dei cosiddetti “alieni” si potrà comprendere meglio che le esperienze in questione hanno una natura ed un’origine molto più interiori ed occulte di quanto la apparente “materialità” dei racconti possa far pensare. Gli “alieni” sarebbero nient’altro che allucinazioni collettive prodotte da entità che agiscono dentro l’uomo. Si assisterebbe a evoluzioni di esseri demoniaci che si presentano però con la struttura di esseri di metallo. Ma ciò è illusorio. Si tratterebbe di esseri spirituali, privi di materia che appaiono con parvenze tecnologiche.[2] Parlando dell’ottava sfera si parla di qualcosa di molto poco conosciuto nella letteratura: sono pochi gli
occultisti e anche gli antroposofi che ne possono sapere qualcosa.

L’ottava sfera era un mistero sino a quando il Sinnet (teosofo), nel suo “Buddismo esoterico”, la nominò. Venne però (intenzionalmente?) comunicato un errore, in quel contesto, ossia che l’ottava sfera aveva a che fare con l’attuale luna fisica. Essa invece, non ha nulla a che fare con qualcosa che esiste nel mondo fisico: ha semmai qualcosa a che fare con quel che rimane, come residuo, dell’antica evoluzione lunare (secondo la Scienza Occulta). Viene chiamata “ottava sfera” in riferimento alle “sette” altre sfere o stadi planetari (mavantara), che altro non sono che le 4 passate incarnazioni planetarie: Saturno, Sole, Luna e attuale Terra, più le 3 future: Giove, Venere, Vulcano. La differenza dell’ottava sfera è che essa non è da collocare né alla fine né all’inizio dell’evoluzione, ma bensì parallelamente alla attuale Terra. E’ qualcosa che, come una dimensione parallela, vive a fianco alla nostra era terrestre. Si potrebbe dire che tale dimensione può essere circoscritta, come spazio, pressapoco dall’orbita dell’attuale Luna attorno alla Terra. Si può dire che la Terra è un punto al centro di una sfera, la quale è l’ottava sfera. E ciò è qualcosa di molto grave e poco rassicurante.

Se vogliamo comprendere meglio dobbiamo pensare che quando si compì l’evoluzione della Luna, alla fine vi furono alcuni spiriti luciferici e ahrimanici che sottrassero, trattennero per sé stessi, qualcosa alla sostanzialità della Luna di allora. Strapparono della sostanza lunare agli Spiriti della forma edificando un piano, una dimensione, parallelamente a ciò che sarebbe dovuto venire dopo: a fianco della Terra. In questo modo Ahrimane e Lucifero poterono così dispiegare il loro piano: sottrarre l’uomo all’evoluzione terrestre e attirarlo entro la loro evoluzione. Questa “loro” evoluzione non ha nulla in comune con i piani Divini. Lucifero ed Ahrimane vorrebbero far sparire l’attuale evoluzione, per fargli prendere tutt’altro corso. Come contrappeso di tale pericolo, all’inizio dell’evoluzione terrestre gli Spiriti della forma ordinarono l’espulsione delle forze lunari dalla Terra, e su questa massa fisico-spirituale venne a dimorare Javhè, uno degli Spiriti della forma.

Anche attualmente Egli vi soggiorna. Sarà anzi lo stesso spirito che in futuro provvederà a far si che la Luna rientri nella Terra. Da quella prospettiva Javhè poté così contrastare l’azione di Lucifero ed Ahrimane. Ma tale azione non esclude che vi possa essere una vittoria da parte degli spiriti ostacolatori.

Per ulteriori indicazioni consiglio di leggere il libro di R. Steiner: “Il movimento occulto nel secolo diciannovesimo e il mondo della cultura”(Editrice antroposofica-Milano)

Si provi ora a comparare quanto sopra con quanto segue: si noteranno peculiari analogie.[3]

Pubblichiamo in anteprima un documento rilasciato dall’FBI nell’ambito del programma di declassificazione di files top secret denominato “The Vault”. (Illustr. 2)

Oltre infatti le rivelazioni su Roswell e il famoso Majestic 12 arriva un’importante conferma sulla natura del fenomeno extraterrestre in un memorandum, classificato come importante, datato 8 luglio del 1947. Esso dichiara che le astronavi extraterrestri proverrebbero da un pianeta “etereo” situato sullo stesso piano della Terra ma posto ad un livello di vibrazione più elevato.

Il memo risulta e indirizzato particolarmente ad alcuni scienziati e funzionari pubblici che ricoprono attività di rilievo nel campo militare e dell’aviazione e coinvolge anche alcune pubblicazioni.

Illustrazione 2: Documento rilasciato dall’FBI. Top secret “The Vault”. Crediti: segnidalcielo.it

L’autore di questa nota è laureato in diverse discipline, inoltre in passato è stato responsabile di una facoltà universitaria. L’autore del memo spiega che “qualora si decidesse di attaccare queste astronavi bisogna essere consapevoli che quasi certamente il velivolo che ha attaccato verrà distrutto”.

Tutto ciò potrebbe portare panico tra la popolazione. Altri aspetti importanti descrivono nello specifico il tipo di natura di questi UFO e dei loro occupanti. Proseguendo infatti nella lettura del documento emerge quanto segue:
Parte dei dischi volanti possiedono equipaggio mentre altri sono sotto controllo remoto.
La loro missione è di pace. Essi contemplano e meditano sull’assestamento di questo piano.
Questi visitatori sono simili agli umani ma presentano un aspetto molto più grande in quanto a dimensioni.
Non è gente disincarnata del pianeta Terra, essi provengono dal loro mondo.
Essi non provengono da altri “pianeti” così come concepiti nella mente umana, ma da un pianeta eterico “interpenetrato” nella Terra non percettibile dall’uomo.
I corpi dei visitatori si materializzano automaticamente all’entrata nella nostra frequenza vibratoria e nella nostra densa materia.
I dischi volanti possiedono una sorta di energia radiante, o un raggio, che può facilmente neutralizzare qualsiasi attacco avversario. Essi inoltre possono rientrare dentro il corpo eterico in base alla loro volontà e sparire istantaneamente dalla nostra vista senza alcuna traccia.
La regione da cui provengono non è il “piano astrale”, ma corrisponde al LOKA e al TALAS.
Probabilmente non può essere raggiunto via radio, ma probabilmente può esserlo dai radar, se si crea un sistema di segnale a cui corrisponda quel tipo di “apparato”. Questi “piatti” sono di forma ovale e sono composti da un metallo o una lega resistente al calore, che tutt’oggi è sconosciuta. Di fronte a questo piatto vi è un pannello di controllo. Il retro contiene gli armamenti, che consistono essenzialmente in un dispositivo di energia e da cui può essere generato un fascio in caso di emergenza. […] ».[4]

A questo punto, esaurite le argomentazioni di ordine esoterico e ufologico che ci vogliono far credere all’esistenza di un piano eterico compenetrato nella Terra su cui viviamo, mi propongo di mostrare, come già detto in precedenza, la prova a riguardo sulla scorta di un reperto ufologico che non è stato stimato come pietra miliare per risalire a due importanti ipotesi. È stato trascurato non ravvisandovi nulla di interessante per avviare delle serie ricerche scientifiche.

Invece, dal mio punto di vista questo reperto spiega, per prima cosa, il probabile lato ingegneristico dell’UFO relativo e per seconda cosa, che vi si lega, la possibile relazione con il sub-nucleo del nucleo terrestre scoperto di recente dallo scienziato cinese Xiaodong Song, del quale si è parlato nel primo capitolo. Che poi, questo sub-nucleo corrisponderebbe al piano eterico, denominato LOKA e TALAS da cui provengono gli UFO descritti nella relazione del secondo capitolo.

In parallelo a questo piano eterico alieno, dal punto di vista esoterico, potrebbe trattarsi di un analogo piano eterico in cui agiscono le schiere avverse, da un lato quelle benefiche per l’evoluzione terrestre facente capo a Jahvé, e dall’altro quelle che non vorrebbero tutto ciò, cioè le forze luciferiche e ahrimatiche, secondo la visione chiaroveggente di Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia.

3. L’UFO di Marliens

Illustrazione 3: L’UFO di Marliens, Digione (FR). Rilievo delle tracce rilasciate dall’UFO. Tratto dal libro “Giza la porta dell’Egitto” di Guy Gruais e Guy Mouny. Edizione Armenia.

3.1 L’impronta dell’atterraggio
< Nel corso della notte del 10 maggio 1967, gli abitanti di Marliens videro passare sopra di sé quello che all’epoca veniva chiamato un «disco volante»; il velivolo era in fase di atterraggio.

All’alba, le sue tracce erano visibili in un campo vicino, ed erano tipiche, come poterono costatare i gendarmi della brigata del cantone, Genlis. Metro alla mano, i tutori dell’ordine redassero un verbale (n. 309) e fecero vari schizzi, piuttosto ben fatti secondo l’opinione generale, anche se va comunque considerato che non si trattava dell’opera di specialisti (Illustr. 3).

L’impronta di una dozzina di metri di circonferenza) fu cosparsa di polvere bianca e fotografata da un elicottero. Aveva l’aspetto di una stella a 6 punte, all’interno della quale si distinguevano sei fori che eventualmente avrebbero consentito di tracciare una seconda stella, interna più piccola.

Secondo una diversa procedura, collegando le punte della stella grande, si può tracciare un poligono a sei lati; lo stesso accade unendo tra loro i punti corrispondenti ai sei fori. L’esagono grande è convesso, il più piccolo concavo; nessuna di queste figure presenta un angolo retto. Negli ambienti specializzati, ufficiali o privati, fu dato grande rilievo alla cosa. Un autore, Maurice Chatelain, in Le Messagers du Cosmos (Robert Laffort, 1980), dopo uno studio dettagliato si era orientato verso i dati egizi, pi greco, ecc. tuttavia, nell’insieme non furono tratti insegnamenti alla portata dell’avvenimento di base, restando nell’ambito matematico. >[5]

Tuttavia, non è da invalidare lo studio di Maurice Chatelain, appena menzionato. Ho estratto in merito dal web queste annotazioni che poi le riprenderò per legarle a mie ipotesi. Ometto la descrizione del fatto di Marliens e mi soffermo per sommi capi alle conclusioni del suo studio.

Viene detto che lo studio delle sue dimensioni, eseguito con l’ausilio del computer, porta al famoso pollice quadrato degli antichi Egizi: trasformare la metrica in questa antica unità della serie di misurazioni si ottengono 24 numeri diversi, calibrate da 19 a 118. Questi numeri sono multipli dei primi tredici numeri tra 7 e 79. Stando alle nozione accademiche della matematica, le relazioni di questi numeri vengono utilizzati per calcolare le varie funzioni matematiche e alcune funzioni trigonometriche. In particolare, vi è il rapporto tra il numero pi greco (22/7) o, per esempio, quello del numero phi (89/55).[6] Ma ora proseguo per la mia strada che non trascura queste intuizioni matematiche che vedono in probabile relazione i due famosi numeri phi (la sezione aurea) con pi greco. Ma non trascuro nemmeno lo sforzo, addirittura ossessivo, dell’autore del libro di cui al § 5, nel porre in relazione la sagoma dell’impronta dell’UFO di Marliens (illustr. 3) con le piramidi di Giza d’Egitto.

L’illustr. 3 mostra il rilievo eseguito dalla brigata di gendarmeria di Genlis, poco distante da Marliens, ed è quanto basta per ora per avermi permesso di eseguire uno schema che si è dimostrato poi estremamente prezioso, prima di tutto, per capire il lato ingegneristico dell’UFO in questione e poi cosa rappresenta dal punto di vista – mettiamo – matematico, per cominciare.

3.2 Le impronte dell’UFO di Marliens e il giroscopio

Illustrazione 4: Impronta UFO di Marliens. Probabile geometria di una piattaforma a due giroscopi.
Già anni fa, quando mi interessai al caso dell’UFO di Marliens, capii che la geometria delle impronte portavano alla comprensione di un complesso sistema giroscopico.

Infatti oggi che ho deciso di approfondire lo studio in merito, non mi ci è voluto molto per eseguire il grafico della geometria giroscopica, immaginata per il caso suddetto, che mostro con l’illustr. 4.

Illustrazione 5: Esempio di giroscopio. Crediti: wikipedia.org

L’illustr. 5 mostra un esempio di un giroscopio e poi con l’illustr. 6 successiva si entra nel particolare di una piattaforma completamente stabilizzata mediante tre giroscopi con sospensione a un solo grado di libertà.

Un segnale del giroscopio x (gir x) provoca un intervento di retroazione del servomeccanismo SMC che con il rotismo R applica un momento di stabilizzazione sulla connessione del telaio A con B.

Analogamente un segnale del giroscopio y causa, attraverso l’intervento di SMC, l’applicazione di un momento di stabilizzazione fra i telai B e C e così via, in maniera che la piattaforma viene sempre riportata nelle prefissate condizioni iniziali. SC sono strumenti di controllo.

Apparecchiature di questo tipo sono sovente usate per la stabilizzazione di piattaforme destinate a mantenere in posizione a orientamento invariabile strumenti di misura montati ad esempio su veicoli a guida inerziale.

La costituzione assai complessa di una piattaforma stabilizzata giroscopicamente è dovuta all’elevata precisione necessaria: si pensi che una deriva di un grado può portare a un errore di rotta di 100 km. La precisione richiesta agli strumenti giroscopici è sempre assai elevata: in missili a breve gittata è ammesso un errore di deriva di qualche grado per minuto di tempo, montaggi per aeroplani devono avere derive dell’ordine del grado per ora, mentre le apparecchiature per la guida inerziale nella spazio devono presentare errori di deriva di un giroscopio, che provochi dell’ordine del grado per anno.

Illustrazione 6: Piattaforma completamente stabilizzata mediante tre giroscopi con sospensione a un solo grado di libertà.

La deriva di un giroscopio, che provochi una deviazione progressiva del suo asse di rotazione dalla posizione iniziale, è dovuta all’attrito nei supporti e al non perfettissimo equilibrio del rotore, a effetti di temperatura, ecc.[7]

Resta da commentare, in poche parole, sulla geometria risultante dal grafico dell’illustr. 4. Sono ben in evidenza diversi punti nodali e parallelismi, segnati sul grafico, che permettono di legare i due probabili giroscopi fra loro onde renderli sincroni. In più l’orientamento y2-y2 verso il Nord dell’impronta, come segnato sul rilievo dell’illustr. 3, risulta, a ragione del parallelismo con l’asse y1-y1 del giroscopio interno, sincrono con questo.

Per prima cosa la sfera centrale, colorata in giallo, mantiene saldamente l’assetto del tutto per tre solide ragioni: il suo raggio è determinato dalla poligonale interna ed è tangente all’ellisse del giroscopio interno; il suo centro è sull’asse del giroscopio esterno; e poi il giroscopio interno passa per uno dei fuochi (F1) dell’ellisse del giroscopio esterno.

Insomma, per quel niente di competenza ingegneristica da parte mia sugli UFO (ma chi ne ha di competenza?), risulta evidente comunque che l’impronta dell’UFO rilevata a Marliens non è stato perché esso poggia con un complesso piedistallo che vi si conforma. Piuttosto doveva essere nell’intenzione del comandante dell’astronave in questione di lasciare un peculiare segno sul terreno in modo che fosse servito – mettiamo – a qualche predestinato terrestre di interpretarlo in qualche modo. Sono io allora il predestinato? Resta il fatto che veramente queste mie deduzioni, esclusivamente geometriche, mi bastano per procedere a metterle in relazione con le note nozioni che ho esaminato in precedenza.

3.3 Ipotesi dello scopo dell’UFO di Marliens: attivare il nucleo eterico al centro della Terra
Ora è il caso di rivedere le concezioni dell’“ottava sfera” di Rudolf Steiner, l’argomento trattato nel capitolo 2, in particolare sulla missione di Javhè, uno spirito della forma espulso dalla Terra e dimorante sulla Luna.

Egli – è detto da Steiner – che provvederà a far si che la Luna rientri nella Terra. Sino a quel momento potrà contrastare l’azione di Lucifero ed Ahrimane presi per far sparire l’attuale evoluzione, per fargli prendere tutt’altro corso. Ma tale azione non esclude che vi possa essere una vittoria da parte degli spiriti ostacolatori.

Successivamente nello stesso capitolo c’è una dettagliata relazione dell’FBI sugli UFO. Tra l’altro viene dichiarato che le astronavi extraterrestri proverrebbero da un pianeta “etereo” situato sullo stesso piano della terra ma posto ad un livello di vibrazione più elevato. In particolare, per quel che
ora interessa evidenziare su questa relazione, è utile rivedere tutta la descrizione della natura degli UFO e dei loro occupanti. Dalla lettura del documento emerge quanto segue:
Parte dei dischi volanti possiedono equipaggio mentre altri sono sotto controllo remoto.
La loro missione è di pace. Essi contemplano e meditano sull’assestamento di questo piano.
Questi visitatori sono simili agli umani ma presentano un aspetto molto più grande in quanto a dimensioni.
Non è gente disincarnata del pianeta terra, essi provengono dal loro mondo.
Essi non provengono da altri “pianeti” così come concepiti nella mente umana, ma da un pianeta eterico “interpenetrato” nella Terra non percettibile dall’uomo.
I corpi dei visitatori si materializzano automaticamente all’entrata nella nostra frequenza vibratoria e nella nostra densa materia.
I dischi volanti possiedono una sorta di energia radiante, o un raggio, che può facilmente neutralizzare qualsiasi attacco avversario. Essi inoltre possono rientrare dentro il corpo eterico in base alla loro volontà e sparire istantaneamente dalla nostra vista senza alcuna traccia.
La regione da cui provengono non è il “piano astrale”, ma corrisponde al LOKA e al TALAS.
Probabilmente non può essere raggiunto via radio, ma probabilmente può esserlo dai radar, se si crea un sistema di segnale a cui corrisponda quel tipo di “apparato”.
Questi “piatti” sono di forma ovale e sono composti da un metallo o una lega resistente al calore, che tutt’oggi è sconosciuta. Di fronte a questo piatto vi è un pannello di controllo. Il retro contiene gli armamenti, che consistono essenzialmente in un dispositivo di energia e da cui può essere generato un fascio in caso di emergenza.

Illustrazione 7: Impronta UFO di Marliens. Probabile geometria di una piattaforma a due giroscopi. I due triangoli aurei in relazione all’atterraggio dell’UFO a Marliens. Si simula che la Terra sia delimitata dal cerchio di raggio OP

A questo punto, immaginando che l’UFO di Marliens rientri nel genere della lista delle astronavi note all’FBI e, perciò secondo la descrizione suddetta, il fatto che i loro equipaggi, supposti di natura eterica, si prefiggano missioni di pace, può essere che si tratti della stessa missione delle forze lunari di Javhé di cui parla Rudolf Steiner in merito alla questione dell’“ottava sfera”. Ma questa ipotesi non è scontata perché si potrebbe pensare che si tratti anche delle forze luciferiche e ahrimaniche avverse.

Resta da vedere la relazione di queste due cose con la sfera del nucleo e sub-nucleo al centro della terra, come tesi da comprovare sulla scorta della geometria giroscopica dell’UFO di Marliens trattato nel capitolo 3.2. Ma già si fa luce sulla probabile geometria di una piattaforma a due giroscopi che è emersa dall’illustr. 4, perché si scopre che la legge matematica cui essa è informata si rifà alla sezione aurea.

L’illustr. 7 ce la mostra in modo inequivocabile, simulando che la Terra sia delimitata dal cerchio di raggio OP, considerato che l’orientamento verso il Nord dell’UFO di Marliens è risultato lo stesso dell’asse y1-y1 dell’ellisse interno inclinato. Il primo triangolo equilatero PAB è aureo e così lo è anche il triangolo F1CD equilatero che ha per vertice uno dei fuochi dell’ellisse di asse y0-y0.

Come scoperta è molto interessante, ma occorre sapere anche quale ipotetica concezione scientifica può derivare dalla rilevata regola aurea di cui sono informati i due triangoli equilateri. Nulla di tanto trascendentale se ci si ricorda delle tante ipotesi messe in piedi da studiosi nel tempo sul conto della Grande Piramide di Giza in Egitto, senza contare le ipotesi sostenute da chi per primo si è occupato dell’impronta di Marliens, per esempio l’autore del libro “Giza la porta dell’Egitto”, di cui al § 5.

Tempo addietro me ne sono occupato ed ho formulato una convincente ipotesi sul piano matematico, che poi mi ha permesso di fare ipotesi di natura scientifica non tanto diverse da quelle di altre correnti e che sarà utile per il caso dell’UFO di Marliens in studio.

4. Il potere della Grande Piramide

4.1 Una parabola per il mistero della Grande Piramide

Illustrazione 8: Schema della piramide di Cheope. Geometria con l’ausilio di una piramide particolare, il tutto all’insegna della sezione aurea.

La Grande Piramide fu concepita secondo canoni suggeriti dalle credenze religiose esoteriche vigenti al suo tempo. Nulla che scandalizzi immaginare che il manufatto sia una sorta di pietra filosofale e per questo fu informata al canone della sezione aurea per conferirle l’armonia col cosmo. Altrimenti
come poteva il defunto faraone Cheope, ritenuto un dio in terra, navigare col dio Ra per raggiungere il regno dei morti? Occorreva che la barca solare, da intravedersi nella piramide unita ad una parabola della quale si parlerà (naturalmente si tratta di emblemi metafisici), fosse veramente speciale. Ma, di conseguenza, era necessario che essa fosse idonea per procedere per il “viaggio del giorno e della notte”, cosa che comportava anche che essa fosse congegnata anche come corpo di luce oltre che di pietra. Di qui nulla che scandalizzi immaginare il complesso piramidale unito ad una parabola sottostante, così come è stata considerata dal punto di vista della geometria, (illustr. 8) e particolarmente come uno speciale cristallo somigliante alle note gemme preziose che si incastonano sugli anelli e collane.

Dati geometrici dell’illustr. 8, utilizzando la concezione del rapporto aureo:

ya = √ [2 / (1 + √5)] = 0,786151377…
xa = ya² / 2 = 0,309016994…
phi = 38,17270763…°
180° – 4phi = 27,30916948…°
yi = tang (180° – 4 phi) = 0,516341175…
xi = yi² / 2 = 0,133304104…
d = 0,080615621…

La luminosità è un requisito fondamentale delle gemme preziose e le loro studiate sfaccettature moltiplicano i giochi di luce scomposta nei suoi colori, cosiddetti dell’iride, all’interno per sprigionarsi in modo sfolgorante all’esterno (illustr. 9).

Illustrazione 9: Taglio di una pietra preziosa. Gioco di luce con la scomposizione nei colori dell’iride.

Nulla che meravigli, dunque, vedere la piramide di Cheope come uno speciale cristallo e costatare subito una particolare proprietà dovuta a un ipotetico raggio di luce che interagisce in esso. Dall’illustr. 10 si può capire di che si tratta.

Il raggio IP è normale alla parabola e si imbatte sulla parete C’B’ riflettendosi in Q della parete opposta C’A’. Prosegue da qui la riflessione luminosa in modo verticale fino in fondo sulla parabola in R. Si sa che tutti i raggi verticali confluenti su una parabola si rifletto convergendo nel fuoco relativo, che nel nostro caso è il punto F. Naturalmente si è capito che il punto I di partenza del supposto raggio luminoso è unico in modo che la sua inclinazione riferita alla verticale sia 180° – 4 phi come indicato sull’illustr. 10. Phi è il semi-angolo al vertice della piramide. Il simbolo di phi è φ.

Illustrazione 10:Piramide di Cheope. Sezione trasversale.

Nessun commento su questo raggio salvo a vedere ora il raffronto con lo spaccato della piramide di Cheope (illustr. 10), in cui si vedono i vari elementi che vi fanno parte: la tomba del re e della regina, la Grande Galleria ed altro. Ed ecco il fatto meraviglioso che spiega il titolo di questo capitolo: Una parabola per il mistero della Grande Piramide! Due cose in una: il fuoco F della parabola di arco A’OB’, su cui è posta la piramide A’B’C’, coincide con un certo punto della tomba della Regina e il raggio verticale QR della ipotetica luce, all’interno della piramide in questione, coincide con l’asse della tomba del Re.

Il mistero però resta comunque, ma tutto il presente lavoro di geometria, se non altro, è servito ad aprire un varco per poter intuire cose nuove. Tuttavia c’è modo di far progredire un certo ragionamento che porterebbe a capire come potrebbe funzionare l’apparato tombale in questione, la cui rappresentazione monumentale può servire, naturalmente, come modello simbolico, al di là di ribadire la credenza di cultori di esoterismo, un apparato per dare nuova vita al faraone Cheope per il quale è stato concepito. Consideriamolo perciò come un certo immaginario processore rimandato al futuro da far evolvere.

La Tomba del Re fa parte di una struttura composta da elementi granitici che nell’insieme è chiamata Zed. In particolare interessa la disposizione della parte superiore a questa camera, perché è costituita da cinque ranghi di travi disposte una accanto all’altra e ognuna, pesa poco più di 70 tonnellate. Si tratta di elementi che si suppongono capaci di produrre energia elettrica per effetto piezometrico, come spiegherò di seguito.

Illustrazione 11

Illustr. 11: Effetto piezoelettrico: applicando una forza a certi materiali viene prodotta una tensione elettrica.[8]

Dunque, sappiamo che il granito è composto in gran parte di quarzo, che è piezoelettrico, un particolare fenomeno elettromeccanico. Ossia quando questo materiale è sollecitato da forte pressione, o comunque quando vibra, per esempio in seguito a una percossa, compaiono delle cariche elettriche sulla superficie.

Illustrazione 12: Lo Zed.

Il passo è breve, a ragione di ciò, per intravedere nell’enorme apparato dello Zed una batteria di produzione di energia elettrica, e questo potrebbe spiegare la natura specifica del raggio verticale passante per questo manufatto (illustr. 12).

Altrimenti non si fa luce sulla supposta energia segnalata dal particolare andar di vieni del raggio in questione, passante per lo Zed, non avendo modo di alimentarsi.

Potrebbe essere la camera della Regina questa fonte, ma avendo scoperto la funzione di centrale elettrica dello Zed, si può pensare che sia la Regina l’utilizzatrice dell’energia che confluisce in lei per dar luogo – mettiamo – alla rigenerazione vitale. Di qui il percorso attraverso un condotto orizzontale, poi quello della Grande Galleria e finalmente verso la camera del Re (illustr. 10).

Nella camera della Regina è ricavata su una parete una nicchia che ha la sagoma simile a quella della sezione trasversale della Grande Galleria, e questo li mette in relazione diretta. In più nell’anticamera della camera del Re vi sono delle saracinesche in pietra come a voler far capire che la natura del ipotetico flusso vitale, proveniente dalla Regina confluendo al Re abbia a che vedere con l’acqua, chiaro segno di vita.

Illustrazione 13: Lo scettro di Osiride e dei faraoni.

Mi fa pensare a questa spiegazione in che modo le ossa si rigenerano, giusto in stretta relazione ai materiali piezoelettrici. Il modo in cui molti organismi viventi usano la piezoelettricità è molto interessante: le ossa agiscono come dei sensori di forza. Applicando una forza, le ossa producono delle cariche elettriche proporzionali alla loro sollecitazione interna. Queste cariche stimolano e causano la crescita di nuovo materiale osseo, rinforzando la robustezza della struttura ossea in quelle zone in cui la deflessione interna è più elevata. Ne risultano strutture con minimo carico specifico e, pertanto, con eccellente rapporto peso/resistenza. [9]

Però un’altra cosa è possibile suggerire come riscontro ideografico fra i geroglifici egizi, con il raggio energetico verticale poc’anzi analizzato. Mi viene da intravederlo nello Scettro o Wзs nella mano del dio dei morti Osiride e di altri dei egizi, nonché in quella dei faraoni assisi sul trono (illustr. 14).

La cima di questo scettro termina con una forcina di traverso particolarmente sagomata che può benissimo riferirsi alla parete della piramide dove il raggio si riflette; mentre la parte terminale è munita di un’altra forcina a due punte che può riferirsi ad un doppio potere legato allo scettro che potrebbe trovare riscontro nel bipolarismo dell’ipotetica elettricità del raggio verticale che passa per lo Zed, precedentemente trattato. L’illustr. 13 mostra la concezione progredita della funzione dello Scettro o Wзs.

Illustrazione 14: Affresco della cappella funeraria di Thutmose III (sec. XV a.C.).

Di altro, è interessante costatare che, osservando gli ideogrammi riportati sull’affresco della cappella funeraria di Thutmose III dell’illustr. 14, si nota che lo Scettro, oltre a quello impugnato dal faraone, è anche rappresentato (in alto, sullo Scettro del faraone) a fianco dell’ideogramma dello Zed (lo stesso della Camera del Re della Grande Piramide) e da altri segni importanti.

Fra questi c’è una sorta di ciotola (presente in 9 esemplari), dal significato di cesto, che può benissimo correlarsi con la parabola esibita e così convalidare in cascata il resto delle argomentazioni sostenute sin qui. Un dettaglio importante fra i tanti della nutrita rappresentazione di geroglifici e ideogrammi, è il gonnellino dell’offerente davanti al faraone che ha la chiara foggia della piramide di Cheope. Non solo, ma la fascia pendente dalla cintola coincide con l’asse passante per lo Zed della piramide.

Prima di addentrarci nella disamina dei suddetti geroglifici e ideogrammi, in particolare la Chiave di Iside o Ankh e il Dy che vi si accompagna frequentemente, come si vede nell’illustr. 14, ci occuperemo meglio della geometria della piramide di Cheope per porre in evidenza ciò che è stato accennato all’inizio, la Sezione aurea. L’Ankh è a forma di croce e superiormente c’è un anello a forma di uovo capovolto e il Dy, accanto o sopra, è un triangolo isoscele munito di un altro triangolino al centro della base.

4.2 L’ Ankh e il Dy dell’antico Egitto

Illustrazione 15: Lemniscata di Bernoulli.

Chi non ha stimato rivelatrice di, chissà, quali arcani poteri la nota Chiave di Iside, o Ankh, nelle mani di dei e re dell’antico Egitto? Ma c’è dell’altro su questo ideogramma che forse vale la pena stimare importante, considerato che esso è quasi sempre rappresentato accanto ad un altro ideogramma conformato a triangolo isoscele acuto, più o meno di eguali proporzioni, conosciuto col nome arcano di Dy.

Lo abbiamo visto e trattato attraverso l’illustr, 14 dell’affresco della cappella funeraria di Thutmose III . Il mio personale “senso delle cose”, mi suggerisce di procedere sulle tracce di questi strani segni pieni di fascino. Per il caso dell’Ankh ho scelto, come geometria di riferimento, una particolare curva, la « Lemniscata di Bernoulli », che mi è sembrata ideale per estrapolarne il possibile “segreto” matematico relativo.

La « Lemniscata di Bernoulli » (da lemniscato: lemnisco, corona, palma) è il nome di una particolare ovale di Cassini. Si tratta del luogo dei punti di un piano per i quali il prodotto delle distanze PF’, PF da due punti fissi F’, F (illustr. 15) è costante e precisamente è uguale al quadrato della semi-distanza dei due punti; è una quartina razionale bi-circolare con un punto doppio nodale e tangenti ortogonali nel punto medio del segmento AB; ha equazione cartesiana: (x2 +y2) = 2 a (x2 –y2); e polare: ρ = a √ ( cos 2θ).

Siamo ora in grado di pervenire alla geometria da me immaginata della Croce di Iside, nota come Ankh e per questo si disegnano due leminiscate messe a croce così come si vede attraverso l’illustr. 23 successiva. E questa di seguito è la descrizione del percorso grafico:
Una delle curve delle due lemniscate, quella in alto identifica l’anello a forma di uovo capovolto;
si traccia un cerchio passante per i fuochi delle due curve di Cassini (con r = 1 √ 2);
sapendo che il semiangolo angolo al vertice della piramide di Cheope è 38,17270763…°, che è conforme il rapporto aureo corrispondente √ 1/φ = 0,786151377…, si ha modo di pervenire disegnarla e così identificare i punti di incontro sul cerchio tracciato prima. Le apoteme delle quattro piramidi di Cheope poste in croce corrispondono ai tre bracci della Croce di Iside, così come si vede nell’illustr. 16.

Illustrazione 16: Ideogramma dell’Ankh egizio in chiave geometrica.

Abbiamo sotto mano ora la Croce di Iside e resta da capire come fare per ottenere una supposta geometria del Dy.

Sulla scorta del fatto che entrambe vengono sempre indicate una insieme alle altre, si deve immaginare che la matrice dell’Ankh, or ora disegnata, sia la stessa per il Dy. Infatti è così.

Dunque, ridisegnando la Lemniscata di B. (illustr. 17), premesso che a = 1, si congiungano F’, P e P’, ottenendo così un triangolo isoscele. In seno a questo triangolo si congiungano poi P con O che individua il valore della tangente goniometrica dell’angolo calcolato precedenza al § 3.

Infatti sviluppando l’equazione polare della «Lemniscata di B.» si verifica, come di seguito, che il valore supposto è giusto.

Da: ρ = a √ (cos 2θ) si perviene al valore di θ = 25°, 91364623… che permette di verificare, appunto, l’esattezza di F’O = FO = 1 / √ 2. Riguardo al triangolo isoscele F’PP’, il semiangolo al vertice F’ si calcola con la formula arctg PF/F’F che dà come risultato 13°, 6545848…

Illustrazione 17: Il supposto triangolo isoscele del Dy, visto adagiato sul lato.

Niente di più facile dedurre che quest’angolo conduce all’individuazione del semiangolo al vertice della piramide di Cheope. Infatti l’angolo in questione si ottiene in questo caso così: Φ = 1⁄2 (90° – 13°, 6545848…) = 38°, 17270762. In tal modo si viene a configurare un triangolo isoscele che è senza dubbio lo stesso abbondantemente presente nel repertorio degli ideogrammi egizi sotto il nome Dy.

5. Cardiochirurgia eterica delle forme. L’UFO cardiochirurgo

Si è capito, a questo punto che l’UFO di Marliens, con tutta probabilità, si era proposto di innestare un certo cuore eterico in seno alla Terra, anch’essa eterica naturalmente. Ora per capire bene su che base si esplica questo misterioso e inesplicabile presunto intervento chirurgico, occorre prima d’altro riprendere in mano la geometria desunta dalla piramide di Cheope trattata nel capitolo precedente. Il grafico dell’illustr. 18, che ora mostro, è l’ulteriore elaborazione della geometria già esibita per la piramide di Cheope e che pone in risalto, ancora di più, altri particolari geometrici. Si tratta della geometria dipendente dalla peculiare posizione centrale della tomba della Regina nella piramide di Cheope da cui ha origine.

Illustrazione 18: Geometria della conica aurea desunta dalla piramide di Cheope. Colonna dell’energia eterica che si concentra nel punto F, centro aureo della conica secondo i diversi punti nodali disposti su tre cerchi.

Si sa che la piramide di Cheope è all’insegna della sezione aurea, la stessa piramide può essere considerata anche all’insegna di pi greco, ma con un lieve scostamento. Ma questa relazione come è possibile se i due numeri si discostano tanto? Invece lo è se si considera la radice quadrata dell’inverso della sezione aurea, (che si chiama sezione argentea) da un lato, e la quarta parte di pi greco dall’altro lato. Fate i conti e vi persuaderete che la differenza fra i due non è poi tanto, ma sempre in modo relativo. Ora questa relazione è di grande importanza se si considera il fatto di dover avere a che fare con un cuore che deve pulsare fra due valori, se pur intravisto per via matematico-geometrica, ovviamente di quello di cui si sono occupati come cardiochirurghi quelli dell’UFO di Marliens. Non potendo ipotizzare altro sul conto del genere di ipotetica energia eterica di cui si avvaleva l’UFO di Marliens. Di qui il passo è breve per supporre che si tratta veramente di concezioni inconcepibili sul piano materiale ma su un supposto piano di materia “sottile” – mettiamo – di natura eterica, sì, appunto.

Illustrazione 19: Geometria dell’impronta dell’UFO di Marliens. Tre coniche aure dettate dalla posizione F del fuoco e centro della conica ABV. In cascata si perviene alle successive coniche fino a individuare il punto C del “cuore eterico”, scopo cardiochirurgico del sistema dell’UFO.

Ora mi preme far luce completa sulla geometria dell’impronta dell’UFO di Marliens. Farò vedere che si dimostra da sola come un’ideale sistema nelle mani di immaginari cardiochirurghi capaci di disporre (o prelevare?) un certo “cuore eterico”, poiché funziona come pilotata dalla geometria della conica aurea, del genere “cheopiana”.

In sintesi, supportati dall’illustr. 19, vediamo come si esplica la geometria dell’impronta dell’UFO di Marliens. Tre coniche aure dettate dalla posizione F, fuoco e centro della conica ABV. In cascata si perviene alle successive coniche fino a individuare il punto C del “cuore eterico”, scopo cardiochirurgico del sistema dell’UFO. E poi a dar certezza alle interazioni delle tre coniche all’interno della geometria giroscopica dell’impronta dell’UFO in esame, vi sono diversi punti nodali che ho posto in evidenza.

A questo punto sembra esaurito ciò che mi proponevo di mostrare sin dall’inizio, ossia la relazione dell’UFO di Marliens con le concezioni espresse sul conto della “terza sfera” supposte dal filosofo austriaco Rudolf Steiner concilianti con le argomentazioni edotte in materia di UFO dell’FBI, di un tutto trattato nel capitolo 2. Per quanto concerne invece la relazione che mi ero riproposto di mostrare, ossia tra il “cuore nascosto” al centro della nostra Terra, scoperto dal fisico cinese Xiaodong Song, di cui al primo capitolo, pur intuendo la forte relazione del preteso intervento “cardiochirurgico” dell’UFO di Marliens, avvenuto sul piano eterico, non si ha modo di risalire alla sua dimensione che risulterebbe essere di circa 1200 km. Ma è una cosa che verrà trattata nella seconda parte di questo scritto in cui ho modo di mostrare addirittura una mia ipotesi di Terra Magneto-Eterica in cui si armonizza meravigliosamente la suddetta geometria dell’impronta dell’UFO di Marliens del grafico dell’illustr. 10.

Mi sovviene la quartina I,45 del famoso profeta francese del 1500, autore della Centurie:

« Settario di sette, grande pena al delatore,
Bestia in teatro, alzato il velo scenico,
Del fatto antico onorato l’inventore.
Per sette il mondo confuso e scismatico. »[10]

Si capisce chi sia la Bestia, ossia la nostra Terra in forma eterica, ma di una etericità non sufficientemente percepita dai chiaroveggenti.

Brescia, 16 marzo 2015

Gaetano Barbella


[2] Non mancano, in questa direzione, prove delle mistica cristiana che confermerebbero la suddetta parvenza metallica di apparizioni mariane, come quella Medjugorje che ebbero inizio a partire dal 24 giugno 1981. Si tratta di testimonianze tratte dal fascicolo “Le apparizioni della Madonna di Medjugorje” a cura di Gianfranco Fagiuli edito da Peruzzi. Gianfranco Fagiuli, intervistando Ivanka, una dei tre veggenti ai quali apparve la Madonna, pose alcune domande e fra queste chiese: « Che sensazione provi quando tocchi la Madonna? ». E Ivanka senza difficoltà rispose così: « La tocco con il palmo della mano, la punta delle dita. Tocco il suo abito e il suo mantello ed è come se toccassi un metallo. ». Si aggiungono alle suddette esperienze mariane di Medjugorje certe visioni di santi del cristianesimo, per esempio quelle di Anna Katharina Emmerick (Coesfeld, 8 settembre 1774 – Dülmen, 9 febbraio 1824). Tra le visioni della monaca tedesca hanno spazio anche alcune profezie apocalittiche sul destino della chiesa. Una di queste inquadra una misteriosa “donna in armi” in stretta aderenza alla visione della Madre di Dio: « “Vidi un’apparizione della Madre di Dio, che disse che la tribolazione sarebbe stata molto grande… ». Successivamente c’è, infatti, la visione che la lega, secondo me, all’ipotesi di una sua natura immateriale “metallica”: « “Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte persone. Vidi anche la battaglia. I nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra terribile. Alla fine, solo pochi combattimenti per la giusta causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era la loro” (22 ottobre 1822) ». ilfoglio.it 



[5] Questa descrizione è stata tratta dal libro citato in precedenza, “Giza la porta dell’Egitto” di Guy Gruais e Guy Mouny, edito da Armenia. In quanto all’autore suddetto, sul tema dell’UFO di Marliens, non si è distaccato dalle stesse concezioni di coloro che lui ha citato nel libro, portando avanti delle ipotesi geometriche che, purtroppo restano tali, prive di effettivo fondamento tali da risultare convincenti.


[7] Enciclopedia della scienza e della tecnica. Vol. V, p. 623. Ediz. Arnoldo Mondadori.



[10] Testo originale della quartina: « Secteur de sectes grand peine au delateur, / Beste en theatre, dresse le ieu scenique, / Du faict antique annobly l’inventeur, / Par sectes monde confus et schismatique. ».



Gaetano Barbella é uno studioso eclettico dotato di singolari capacità intuitive che, unito ad una considerevole abilità dell’uso di “riga e compasso”, fanno di lui un singolare ricercatore. Egli è un diplomato geometra ma è stato continuamente incline a erudirsi da autodidatta, tanto da disporlo allo studio, in particolare, nel campo delle espressioni dell’arte e dell’architettura. Nel caso di questi scritti si rivela un attento studioso di argomenti dal tratto esoterico. Su queste linee ha scritto molti saggi pubblicati sul web, tramite il suo blog e su diversi altri. Nel 2010 ha scritto un Ebook edito dalla Macro Edizioni, “I due Leoni Cibernetici”, in cui viene mostrata una singolare ipotesi sull’annosa “quadratura del cerchio”. Gaetano Barbella vive a Brescia con la famiglia sin dal 1969.

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