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Marco Baston Nagualismo Sciamanico Tolteico
I Toltechi usano la padronanza del sogno come chiave per le posizioni non ordinarie del punto di unione….o almeno questo è l’aspetto più evidente e conosciuto dell’arte di sognare. In realtà questa maestria conduce anche alla comprensione della natura della posizione ordinaria del punto di unione e della natura del tempo, ma solo se l’arte di sognare è temperata dai fondamenti dell’agguato e dalla pratica di una continua e profonda ricapitolazione. Altrimenti la tendenza è quella di perdersi nelle complessità della seconda attenzione, così come ordinariamente ci perdiamo in quelle della prima attenzione.
Partiamo da un presupposto: ciò che chiamiamo realtà non è altro che una delle innumerevoli posizioni del sogno. E’ una posizione altamente coerente e coercitiva perchè condivisa e sostenuta dall’intero genere umano. Diventa così coerente da escludere la reminiscenza di ogni altra possibile posizione.
Ti offro un’altra indicazione. Per ottenere quello stato che i Toltechi chiamano “vedere” non bisogna fare altro che “svegliarsi” senza riaddormentarsi in un’altra posizione del sogno. A quel punto ci si trova nella predominanza del corpo energetico e si percepisce il mondo come energia.
Ma cominciamo dall’inizio.
Quando ci addormentiamo e sognamo noi recuperiamo la nostra naturale condizione di viaggiatori dell’infinito. Il punto di unione si muove liberamente, allineando elementi di altri mondi (o anche interi nuovi mondi), cioè allineando nuove emanazioni estese. Il sogno ha una funzione di recupero energetico; mantenere la posizione ordinaria del punto di assemblaggio richiede tutta la nostra energia e noi ci esauriremmo fino a morire se non disponessimo di un sistema di ricarica. Questo sistema consiste nell’addormentarsi e sognare, permettendo così che il punto di unione si muova liberamente “accendendo” nuovi campi energetici ed ottenendo da questa accensione l’energia necessaria per garantire la sopravvivenza dell’essere.
Nel sogno normale però il movimento è casuale, caotico e pieno di elementi irreali, creati dalla nostra capacità e abitudine di interpretazione. Ha la sola funzione di recuperare energia.
I guerrieri imparano a disciplinare il movimento del punto di unione che avviene naturalmente nel sogno, così possono spostarlo volontariamente e fissarlo in nuove posizioni, fino a fornirle della stessa coerenza di quella ordinaria. Arrivano anche a sognare nuove posizioni condivise con altri guerrieri (potremmo definirle le realtà alternative degli stregoni) oppure a svegliarsi mantenendo la posizione ottenuta nel sognare e sviluppando così un nuovo corpo, il corpo di sogno o doppio.
Per ottenere risultati di questa portata serve un lungo lavoro che investe la propria esistenza nella sua totalità. Esistono persone che sono naturalmente portate per il sognare (i Toltechi li chiamano sognatori); queste hanno facilità nell’ottenere sogni lucidi o i cosidetti “voli astrali”. Questo però non basta, tale capacità deve venire inserita all’interno di una disciplina complessiva che consente di seguire un percorso energetico ben preciso. Generalmente il sognare dei sognatori naturali è casuale, privo di mete esatte e di linearità. Ciò che i toltechi mettono in atto invece è il risultato di migliaia di anni di esperienza, prove ed errori. Questa esperienza accumulata li ha portati a definire con estrema precisione il percorso da compiere per ottenere una vera padronanza degli ambiti della seconda attenzione.
La questione è che esistono delle barriere energetiche che, se non vengono superate, attraversate correttamente, privano della capacità di disporre di una lucida visione della natura energetica delle nuove posizioni del sogno. In parole povere si va avanti ma senza sapere dove ci si trova (a meno che non si incontri aiutanti fidati nel proprio sognare, ma questo è molto raro, in linea di massima è meglio non fidarsi troppo degli sconosciuti).
Carlos Castaneda ne “L’arte di sognare” parla di varchi del sognare, si tratta di vere e proprie soglie energetiche che non riguardano solo il sognare ma tutte le attività dei guerrieri, quindi anche agguato e intento. Per superare questi varchi nel giusto modo bisogna coordinare le proprie azioni eseguendo un’adeguata ricanalizzazione dell’energia disponibile.
Il mio consiglio è quello di usare l’agguato per il sogno, anche se si è sognatori naturali. Questo modo di avvicinarsi al sognare fa sì che la nostra attività onirica si fondi su una solida disciplina che finisce per riverberarsi nelle posizioni del sogno acquisite.
Ciò che noi siamo in stato di veglia si ripete nel sognare, è un fatto energetico, cosicchè se non raccogliamo l’attenzione da svegli poi non ne avremo a disposizione mentre dormiamo e se non correggiamo certe nostre tendenze da svegli non lo potremo fare certo mentre sogniamo, ne rimarremo vittime.
Ma esaminiamo alcuni varchi e vediamo come collegare ciò che facciamo di giorno con la nostra attività notturna.
Il primo atto di un aspirante sognatore è eseguire sogni lucidi a volontà; cioè rendersi conto di stare sognando mentre si sogna e farlo volontariamente. Ci sono molti metodi per ottenere questo risultato (li descrivo nel mio libro “La soglia dell’energia” e non è possibile riportarli qui per ovvi motivi di spazio), io però te ne consiglio vivamente uno: ricanalizzare durante lo stato di veglia l’energia impegnata in attività inutili e usarla per “intendere” il sognare.
Nella pratica procedi come segue. Come attività inutile prendiamo un’abitudine. Eliminare le abitudini è in effetti uno dei sistemi più efficaci per ottenere sogni lucidi perchè si elimina la ritualità dallo stato di veglia. Diciamo che ci concentriamo su un’abitudine “interna”, cioè su quei cicli pensiero -sentimento – azione di cui le nostre giornate sono costellate. Di solito sono particolari della nostra esistenza che tornano ciclicamente durante la giornata e ci fanno andare in loop, cioè ripetere gli stessi pensieri e sentimenti. Può essere una situazione sul lavoro, in casa, nelle relazioni personali. Di fatto basterebbe pensarci una volta sola e giungere a una decisione per poi staccarsene definitivamente, ma di solito non è così.
Il modo in cui questi cicli inchiodano la nostra attenzione è lo stesso che si ripete nel sogno normale e ci impedisce di renderci conto di stare sognando fissando la nostra attenzione su particolari insignificanti del sogno. In realtà è l’energia disponibile che, tramite la fissazione dell’attenzione, viene canalizzata e consumata sostenendo tale canalizzazione. I guerrieri usano l’agguato in questi casi.
Si interrompe il dialogo interno, ci si sposta nell’area della volontà (il centro di potere intorno all’ombelico) e si ricanalizza l’energia intendendo il sognare, cioè emettendo dalla volontà stessa il comando di essere consapevoli di sognare mentre si sogna. Per migliorare l’efficacia si evoca la prima attenzione del sogno (specie se si sono già fatti sogni lucidi), ricordando così al proprio corpo la reale natura del mondo in cui viviamo.
Eseguire sogni lucidi a volontà corrisponde a superare il primo varco del sognare.
Il secondo varco consiste nel costruire il sognare, ovverosia sostenere la nuova posizione del sogno acquisita più a lungo possibile, fino a fornirla della stessa coerenza di ciò che chiamiamo realtà.
Per farlo, nella pratica, il sognatore usa la sua attenzione del sogno per mantenerlo così com’è, evitando che cambi in un’altro sogno o che gli elementi del sogno stesso si trasformino. Insomma deve acquisire la stessa stabilità e concretezza della realtà ordinaria (ma anche di più). Questo è un momento davvero stupefacente. A mano a mano che il sogno acquisisce stabilità tutto diventa così reale da superare persino lo stato ordinario e si ottiene anche la capacità di agire nel sogno e sul sogno a propria volontà. Per arrivare a stabilizzare la nuova posizione il sistema migliore è avere uno scopo prefissato: raggiungere un certo posto, compiere determinate azioni. Ciò che conta è avere deciso prima, in stato di veglia, qual’è l’aspetto pratico da ottenere nel sognare e riuscire a ricordarlo e portarlo a termine. Diventa più facile se si riesce a collegare questo atto dallo stato di veglia al sognare usando agguato e reiterazione, quindi innestando il recupero energetico alla ripetizione del comando riguardante lo scopo pratico.
A questo stadio l’ostacolo principale quando dobbiamo agire nel sogno consiste nella nostra abitudine ad agire per mezzo del corpo fisico. Nel sognare noi ci troviamo nella predominanza del corpo energetico, siamo il nostro corpo energetico, cioè noi stessi e quindi per agire dobbiamo usare il corpo energetico.
Hai presente quei sogni nei quali vorresti correre ma non ci riesci? Sei come incollato al suolo. Bene il problema è che stai tentando di usare il corpo energetico come quello fisico: non può funzionare. C’è un esercizio che si fa nel sognare per imparare ad agire col corpo energetico.
Ci si sposta per mezzo della volontà (l’area intorno all’ombelico). Nel sognare si lanciano le fibre di energia da questa zona del corpo fino al punto dove vogliamo andare e poi ci si lascia “tirare”; in un attimo ci si ritrova lì.
Questo è anche preparatorio al superamento del terzo varco che consiste nel cambiare sogno a volontà, cioè lasciare che il punto di unione si sposti e poi fissarlo in un’altra posizione, tutto direttamente nel sognare, svegliandosi da un sogno all’altro.
Per finire voglio fare un accenno alla questione dei mondi degli esseri inorganici e al tipo di relazione da tenere con essi. Castaneda ne parla molto ne “L’arte di sognare”, una buona parte del libro è centrata su tale questione. Alla fine sembra, anche da quanto dice lo stesso Don Juan che non si possa fare a meno del loro tipo di energia per progredire nel sognare. Questo è in parte vero, anche se le cose non stanno esattamente così. Più esattamente la qualità della loro energia può tornare molto utile, ma questo non significa, nè che bisogna stringere accordi, nè che sia necessario seguirli per frequentare i loro mondi a fare a modo loro. La questione è abbastanza delicata e difficile da spiegare qui, cerco però di dare le indicazioni fondamentali. Ciò che ci interessa non è l’energia degli inorganici in realtà, bensì la variazione della qualità di allineamento interno provocata dall’ambiente in cui essi vivono. Ciò che interessa è il tipo di allineamento, non la loro compagnia. Il mio lignaggio ha sviluppato dei sistemi per evitare le interazioni qui con gli inorganici e frequentare i loro allineamenti quel tanto che basta, senza essere invitati, senza seguire emissari, in modo tale che la nostra presenza passi inosservata. Inutile dire che questa capacità strategica deriva da una lunga e armonica integrazione tra agguato e intento.
Gli inorganici tendono a offrirci “doni”, regalandoci capacità e conoscenze alle quali in realtà avremmo benissimo accesso da soli, semplicemente grazie alla predominanza del corpo energetico. Se approfondiamo la nostra relazione con l’intento possiamo benissimo attraversare i loro mondi, prendere quello che ci serve e defilarci senza lasciare tracce. Questo richiede controllo, discplina, pazienza, tempismo e intento……. gli attributi dell’agguato.
http://www.sciamanesimo-tolteco.it/larte-di-sognare/